La tomba di Libero Ferrario a Parabiago è stata profanata: non è dato sapere quando l’episodio sia avvenuto, ma si tratta di un fatto ignobile.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - La tomba di Libero Ferrario è stata profanata: non è dato sapere quando l’episodio sia avvenuto, ma si tratta di un fatto ignobile e ingiustificabile, i cui autori devono essere considerati degli emeriti disgraziati. Entrando nel cimitero probabilmente di notte, hanno asportato il busto in bronzo che, realizzato dallo scultore Alfeo Bedeschi, ritraeva un Ferrario sorridente, reduce dal trionfo a Zurigo nell’agosto del 1923 (quando il giovane parabiaghese portò l’Italia a conquistare la prima maglia iridata nel campionato di ciclismo su strada): l’opera troneggiava sulla sua tomba, sita lungo il primo vialetto a sinistra, entrando nel cimitero che fronteggia il sottopasso ferroviario. Se è vero che da tempo e in ogni angolo del mondo l’escalation degli obbrobri non conosce tregue, riservandoci accadimenti che la razionalità della mente umana non riesce più ormai a decifrare, è pur vero che – quando esse feriscono molto da vicino – lo sconforto, il dolore e la rabbia prendono il sopravvento. I furti di oggetti di rame, di bronzo o di altre leghe nei cimiteri non rappresentano certamente una novità, ma appropriarsi – come in questo caso – di un monumento che impreziosisce con la sua mole e le sue fattezze la tomba di un autentico campione, eletto a vanto sportivo della Città di Parabiago, è un oltraggio che ferisce l’intera comunità parabiaghese. Libero Ferrario è stato un campione, ma anche un uomo sfortunato perché la malattia ne ha accorciato prima la carriera e poi lo ha stroncato, non ancora trentenne. Il furto del busto appare come un capitolo squallido, scritto da mani avide e vigliacche, che si aggiunge a quelli di una vita già breve e già tormentata: perché offendere la memoria di un uomo che ha messo la sua forza fisica al servizio della città e, contestualmente, ferire una comunità nella sfera degli affetti e dei ricordi più elevati? Parabiago vorrà degnamente ricordare Libero Ferrario tra due anni, ossia a un secolo esatto dalla vittoria mondiale, ma ora si sente ancora più orfana del suo campione e non si capacita di quanto è successo. I famigliari hanno già sporto le denunce del caso e si auspica che le indagini delle forze dell’ordine, benché complesse come tutte quelle che scontano il vantaggio del tempo a favore dei malviventi, possano risalire agli autori dell’ignobile gesto. A tal fine ogni cittadino che ritiene di poter fornire notizie utili è invitato a farlo. Il Gruppo Ciclistico Libero Ferrario, l’associazione che da decenni onora la memoria del ciclista con eventi sportivi, civici e culturali, condanna questo sacrilegio e si rivolge direttamente a coloro (il peso del busto e la sua collocazione hanno certamente richiesto il coinvolgimento di più persone per poterlo asportare) che hanno oltraggiato una città non avendone contezza, affinché si ravvedano e restituiscano il maltolto. Esso è, infatti, un simbolo che rappresenta la fierezza, il talento, il vigore e la gioia nei quali la città si è sempre specchiata. (Il Gruppo Ciclistico Libero Ferrario)