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Territorio, Turbigo

Cave in bacini idrici

C'è anche una cava a Turbigo tra quelle potenzialmente convertibili in piccoli bacini per l'irrigazione e per la laminazione delle piene.

C'è anche una cava di Turbigo tra quelle potenzialmente convertibili in piccoli bacini per l'irrigazione e per la laminazione delle piene. E' quanto emerso dal focus del documento redatto da Regione Lombardia e Anbi Lombardia (Associazione regionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) presentato dall'assessore regionale all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi. Il documento sarà approvato dalla giunta regionale nelle prossime settimane e illustrato in commissione Agricoltura. "In attuazione della legge regionale - ha spiegato Rolfi - stiamo individuando le cave dismesse in Lombardia che potranno essere convertite in bacini di accumulo dell'acqua, per trasformare zone improduttive del territorio in elementi di valorizzazione dell'ambiente e dell'agricoltura e di prevenzione del dissesto idrogeologico. Questa operazione costituirà un valido aiuto contro le crisi idriche in alcuni periodi dell'anno". "Nel primo studio - ha continuato Rolfi - abbiamo individuato 70 cave dismesse potenzialmente idonee alla conversione, per caratteristiche tecniche ed esigenze territoriali. Ce ne sono 18 prioritarie per l'integrazione della risorsa irrigua e il miglioramento della difesa idrogeologica. In alcune zone, per esempio nelle province di Pavia, Lodi e Mantova, i bacini estrattivi dismessi sono stati riconvertiti in lotti agricoli o in aree urbanizzate e quindi ora non sono più disponibili per nuovi usi". Delle 70 cave cessate in Lombardia che risultano idonee alla riconversione le 18 individuate, che possono essere considerate prioritarie, sono situate nelle province di Brescia, Bergamo e Milano, e precisamente nei Comuni di Grassobbio, Pontirolo, Cortenuova, Dalmine, Treviglio, Palazzolo sull'Oglio, Castrezzato, Erbusco (2), Travagliato, Mazzano, Calcinato (2), Castrezzato, Ossona, Turbigo, Rho, Cologno monzese. "Il lavoro di collaborazione tra Regione e Anbi è sempre più stretto e fattivo - ha aggiunto Rolfi -. La razionalizzazione della risorsa acqua è uno dei punti chiave dell'agricoltura del futuro e trovare metodi innovativi, ecocompatibili ed efficaci di integrazione idrica è fondamentale. La Lombardia ancora una volta si muove in anticipo". La pianura lombarda è suddivisa in 12 Comprensori di bonifica che coprono una superficie totale di 1.346.000 ettari, di cui circa 579.000 ettari risultano irrigabili. L'approvvigionamento idrico viene garantito principalmente dai Consorzi di bonifica, che possono contare su corpi idrici superficiali per portare acqua ai diversi distretti irrigui. Le principali fonti di approvvigionamento sono costituite dai fiumi regolati (Ticino, Adda, Oglio, Chiese, Mincio), a cui si affiancano le derivazioni dai fiumi non regolati, in particolare Brembo, Serio, Cherio e Mella. "Negli ultimi anni - ha osservato l'assessore - i periodi sempre più frequenti di carenza idrica hanno comportato una riduzione dell'acqua complessivamente disponibile. Alcune aree più di altre risentono degli effetti della scarsità di precipitazioni obbligando i Consorzi di bonifica a ridurre le portate distribuite e provocando danni per l'agricoltura". "Ora lo studio preliminare c'è - ha concluso Rolfi -. Il prossimo passaggio sarà elaborare un piano operativo con risorse e cronoprogramma. Abbiamo individuato anche 54 cave che non hanno ancora terminato l'attività estrattiva, ma che a breve potranno rientrare in questo elenco".

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