Il cordoglio e il dolore per la morte dell’Ambasciatore e del carabiniere di scorta. La storia di Luca dall'Oratorio di Lainate al Congo. La riflessione dell'Arcivescovo Delpini.
Ci sono persone per cui l’aiuto al prossimo viene prima di sè stessi: è stato così per Luca Attanasio, ambasciatore in Congo, e del suo agente di scorta Antonio Iovanacci. Ma chi era Luca? Costruire relazioni di pace... Questa la dote più grande dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso da un attentato in Congo, secondo don Angelo Gornati che l’ha conosciuto fin da quando era ragazzo: “Proprio qualche giorno fa gli avevo mandato un messaggio, per dirgli di stare attento”, racconta l’ex parroco di Limbiate. Un ragazzo solare, costruttore di ponti. Una persona che si interessava agli altri, alla loro storia e sapeva ascoltare: “Sapeva cogliere i lati positivi di ogni situazione e di ogni pensiero”. Doti che gli hanno permesso di fare enormi passi avanti nella sua carriera, da Console ad Ambasciatore. Una vocazione iniziata quando era ancora in oratorio. Era stata di Attanasio l’idea di creare il gruppo ‘Aurora’, formato da giovani che andavano a trovare anziani soli. Così come quello per le persone con disabilità: ogni domenica, insieme ad altri ragazzi, le accompagnava a vedere la partita in oratorio o in gite culturali. Ma soprattutto aveva organizzato l’accoglienza per i ragazzi di Taizé. “Ha studiato lingue proprio per la sua passione di ascoltare e interessarsi degli altri.” “È stato ucciso un uomo buono, un diplomatico competente, un giovane intraprendente e, insieme con lui, sono stati uccisi un carabiniere e il loro autista: sono vittime di una violenza incontrollabile e devastante - commenta l’Arcivescovo Mario Delpini - Ricordava il suo passato in oratorio, la sua educazione nella comunità cristiana, le radici della sua scelta professionale in una considerazione della fraternità universale che nella sua stessa famiglia si è realizzata. L’evento tragico che oggi commuove il nostro Paese scuote l’indifferenza che talora ci paralizza, invita alla preghiera che ci apre orizzonti, costringe a pensare e a sentire la responsabilità di mettere mano all’impresa di aggiustare il mondo”.