Nonostante gli effetti della pandemia da Covid, il valore aggiunto agricolo lombardo nel 2020 rimane sostanzialmente invariato in termini reali rispetto a quello del 2019.
Nonostante gli effetti della pandemia da Covid, il valore aggiunto agricolo lombardo nel 2020 rimane sostanzialmente invariato in termini reali rispetto a quello del 2019, a fronte del -6,1% per il comparto agricolo italiano e del drastico calo del valore aggiunto degli altri settori economici. È quanto emerge dalle prime stime relative all'annata agraria lombarda 2020 di Regione Lombardia e dall'indagine qualitativa condotta da Unioncamere Lombardia su un panel di agricoltori e testimonial che ha riguardato anche il tema dell'emergenza Covid-19. Il valore della produzione di beni e servizi per l'agricoltura in Lombardia presenta un decremento stimabile tra -3,0% e -3,7% rispetto al 2019, derivante da un incremento globale delle quantità prodotte (tra +1,0% e +1,2%) e da una concomitante riduzione dei prezzi (tra -4,2% e -4,6%). ROLFI: AGRICOLTURA RESISTE, IMPRENDITORI OTTIMISTI - "Il dato complessivo - ha detto Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia - è una media tra alcuni settori che sono cresciuti e altri che hanno avuto maggiori difficoltà. Sui prezzi, per esempio, nel 2020 le quotazioni delle produzioni vegetali hanno oscillato tra il 2,5% e il +0,3% sul 2019 mentre per le produzioni zootecniche i prezzi sono calati del 7%. Le difficoltà sono legate alle limitazioni agli scambi internazionali, alla chiusura prolungata di bar e ristoranti, alle limitazioni alle cerimonie, alla contrazione dei flussi turistici: fattori che hanno colpito soprattutto i comparti florovivaistico, orticolo, vinicolo e lattiero. La maggior parte degli imprenditori agricoli si è comunque dichiarata ottimista sul futuro post Covid e sulla capacità di recuperare le perdite subite: la pandemia ha evidenziato la centralità e le caratteristiche di eccellenza del comparto agricolo lombardo". AURICCHIO (UNIONCAMERE): SOLIDITÀ DA PARTE DELLE IMPRESE - "Le imprese e la filiera nel suo insieme - ha dichiarato il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio - hanno mostrato solidità in un momento in cui l'importanza e la centralità del settore agroalimentare regionale e nazionale è stata evidente a tutti: questa resilienza può adesso essere la base per ripartire e uscire dall'emergenza. Si tratterà di fare tesoro dell'esperienza fatta, puntando sugli approcci che si sono rivelati più efficaci: diversificazione delle produzioni, valorizzazione del prodotto nazionale e tutelato, segmentazione dell'offerta, integrazione della filiera, ricerca di canali di vendita e strategie di comunicazione alternativi. In questo modo la difficile esperienza del 2020 potrà essere trasformata in un'opportunità per la futura crescita di tutto il settore". I COMPARTI PIÙ PERFORMANTI - Tra i comparti più performanti nelle esportazioni si annoverano le carni lavorate e i prodotti da forno, entrambi con un peso del 36-37% sull'incremento dei flussi verso l'estero. Il parziale riequilibrio tra flussi in entrata e in uscita è da attribuire soprattutto al secondo trimestre dell'anno, quando l'emergenza Covid ha fatto ridurre sia le importazioni che le esportazioni. Queste ultime hanno tenuto molto meglio rispetto al crollo dei flussi in entrata. Il valore della produzione di origine animale, che costituisce in Lombardia circa il 60% di quella totale, è sceso tra il -4,8% e il -5,1%; se il calo dei prezzi è stato consistente per le produzioni zootecniche, positivo è l'incremento quantitativo, tra il +2,1% e il +2,3%. La produzione di latte bovino ha superato del +5,2% il livello del 2019 e le carni suine sono aumentate del +1,8%, mentre si può stimare che la produzione sia lievemente calata per le carni bovine e avicole. Il patrimonio di bestiame, infatti, è diminuito per i bovini da carne (-6%) e aumentato per quelli da latte (+4,2%), mentre i suini sono cresciuti dell'1,8% in media annua. Il valore della produzione vegetale ha fatto registrare un incremento tra il +7,0% e il +7,2% con una dinamica dei prezzi in lieve calo o stabile per l'insieme delle coltivazioni. L'incremento quantitativo ha coinvolto quasi tutte le produzioni erbacee e arboree della Lombardia, ad eccezione del frumento e della frutta. Rispetto al 2019 le superfici a cereali sono scese del -2,5% con riduzioni per il frumento (tenero e duro), l'orzo e il granoturco e incrementi solo per il riso e i cereali minori. RIDUZIONE QUANTITÀ SERVIZI ANNESSI - Al risultato negativo complessivo ha concorso certamente la consistente riduzione della quantità dei servizi annessi e delle attività secondarie che sono passate nell'insieme dal 17,5% al 16,1% dell'agricoltura regionale; lieve calo per i servizi annessi (-3,8%) e forte calo per le attività secondarie (-18,9%). Tra le attività secondarie sono stimate in lieve contrazione le attività di trasformazione (-0,5%), mentre in drastico calo (-22,1%) le altre, in particolare quelle agrituristiche. Le valutazioni degli attori della filiera confermano, nonostante i risultati complessivamente negativi, una sostanziale tenuta del sistema regionale, soprattutto se rapportate al contesto economico generale: il 40% degli intervistati nell'indagine ha segnalato una diminuzione del fatturato a seguito dell'emergenza, circa il 45% ha dichiarato una situazione di stabilità e il 15% ha riportato una crescita. Peraltro, la performance del secondo semestre è stata distribuita in modo disomogeneo e nell'analisi settoriale sono emersi andamenti estremamente diversificati. Il comparto vitivinicolo e le carni fresche e trasformate hanno sofferto molto la chiusura del canale Ho.Re.Ca. (dove trovano tradizionalmente sbocco i prodotti a maggior valore aggiunto rispetto al consumo domestico) solo in parte compensata dagli acquisti delle famiglie; il lattiero-caseario ha sperimentato una diversa ripartizione della domanda, con la crescita di alcuni prodotti specialmente in GDO, in particolare i duri DOP, che hanno visto un aumento dei prezzi. Si registra invece il calo del latte fresco, per il quale rimane alta la preoccupazione nel settore per l'eccesso di offerta e le possibili fluttuazioni di prezzo; nessun calo di domanda invece per i cereali - che hanno anche beneficiato di un aumento dei prezzi nell'ultimo trimestre - e per il riso, grazie alla differenziazione della produzione nelle diverse varietà. MANODOPERA - Le aziende hanno subito ritardi e riscontrato difficoltà nel reperimento della manodopera nei settori nei quali il lavoro avventizio e stagionale svolge un ruolo rilevante, sebbene le misure adottate per far fronte alla necessità di manodopera abbiano comunque consentito le attività di lavorazione e raccolta. Dal lato commerciale, la sospensione delle fiere e di molte attività commerciali si è fatta sentire riducendo i contatti con clienti potenziali e nuovi, criticità avvertita particolarmente nel comparto vitivinicolo.
COVID E NUOVI CANALI DI DISTRIBUZIONE - L'emergenza Covid ha, quindi, di fatto obbligato a ricercare nuovi canali di distribuzione e a differenziare quelli esistenti, ampliando le attività con la vendita diretta presso la sede aziendale, l'e-commerce e la consegna a domicilio, innovazioni alle quali si sono associate iniziative di comunicazione online e dirette ai consumatori.
Altre strategie di adattamento da parte delle imprese hanno riguardato l'organizzazione del lavoro, per garantirne la sicurezza, l'anticipo degli acquisti di mezzi tecnici per evitare di esserne sprovvisti in caso di lockdown e inoltre accordi al ribasso con i macelli per smaltire gli animali in eccesso.
Per circa la metà dei casi, i cambiamenti introdotti per affrontare l'emergenza erano già stati programmati dagli agricoltori: il Covid ha quindi fatto da acceleratore di un'evoluzione già in atto.