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Legnano

Il futuro della Manifattura

C'era una volta un complesso industriale che brillò di luce propria dal 1903 al 2008, sorgeva nel centro di Legnano, scrisse pagine importanti di storia da ricordare e raccontare. Quello spazio si chiamava e chiama Manifattura di Legnano e, dalla voce delle sue ciminiere di un tempo, fa una richiesta precisa: avere un futuro.

C'era una volta un complesso industriale che brillò di luce propria dal 1903 al 2008, sorgeva nel centro di Legnano, scrisse pagine importanti di storia da ricordare e raccontare. Quello spazio si chiamava e chiama Manifattura di Legnano e, dalla voce delle sue ciminiere di un tempo, fa una richiesta precisa: avere un futuro. Con chi? Di che tipo? Con che tempi? Ecco, queste sono esattamente le domande che hanno percorso l'ultimo consiglio comunale di Legnano dove la discussione su uno dei simboli storici della città ha rformato l'oggetto di due interrogazioni distinte, una del Movimento dei cittadini che fa capo al consigliere Franco Brumana, e l'altra formulata dalla Lega Salvini Premier. Brumana ha condensato le sue questioni in un concetto: perchè il Comune, vista l'importanza di quell'area e di intervenirci come si conviene per il bene della città di Legnano, non esercita un diritto di prelazione sull'acquisto? "Con questo diritto di prelazione - spiega - si diventa proprietari soltanto di alcuni beni in comproprietà con un privato ma non lo vedo affatto come un male. In più la Manifattura sarà anche tutelata dal Pgt, ma se non si realizza al più presto possibile un intervento su quell'area si rischia di fare la fine del Solarium ex Ila. Considerazioni che lo hanno portat dritto a formulare due proposte: la prima, esercitare la prelazone , la seconda, predisporre una bozza di piano attuativo cercando partner privati. Ma di mezzo vi è anche la Soprintendenza. Con cui, a suo avviso, "ci si può confrontare". E, infine, "Se si concorda l'interesse pubblico per Legnano, il comune può percorrere la strada dell'acquisto con trattativa privata o in asta pubblica, diventando così parte attiva di quell'operazione di rilancio". Ma le lenti con cui la giunta osserva la questione sono un po' diverse da quelle con cui l'ha valutata Brumana. E le parole dell'assessore Lorena Fedeli lo fotografano con nitidezza: "Nel 2020 - ha spiegato - la Soprintendenza ha parlato di beni vincolati nel complesso della Manifattura indicando quelli a suo avviso meritevoli di tutela. Inoltre la Manifattura non è un edificio a se stante ma rientra in un ambito di trasformazione. Nel caso in cui l'amministrazione decidesse di acquistare una o più parti vincolate si troverebbe a essere comproprietaria con altri soggetti che hanno acquisito la Manifattura dal curatore". Ma il Comune, ha aggiunto Fedeli, "Non ha interesse ad acquistare le volumetrie non essendo peraltro un operatore nè a realizzarne di nuove". E se per caso, ha detto, "Il privato con cui il Comune, in caso di acquisizione, si troverebbe in comproprietà, decidesse di non realizzare nulla, il Comune stesso si troverebbe ad avere investito una cifra ma non potrebbe intervenire in alcun modo perchè il piano non è frazionabile". Insomma, o lo sviluppo si sposta compatto centimetro per centimetro dell'area o nulla. A macchia di leopardo, in altre parole, tale sviluppo non si può concepire. Altrettanto esplicita Fedeli è stata sul punto concernente la possibilità del comune di farsi carico degli oneri di urbanizzazione. "Vorrei ricordare - ha concluso - che gli operatori sono tutti uguali e non è possibile distingere nè tra un operatore e l'altro nè tra un'area e l'altra". Niente acquisto, quindi. A meno di ripensamenti al momento non nell'aria.

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