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Storie, Turbigo

La pandemia... in divisa

Polizia locale in prima linea durante l'emergenza Covid-19. Le testimonianze di alcuni agenti del comando di Turbigo. "Un anno di gestione operativa e anche dal punto di vista umano".

Le voci che si mischiano con le immagini dei singoli momenti affrontati e dei diversi volti incrociati. C'è chi racconta della gestione delle situazioni dal punto di vista umano, chi, invece, parla del lavoro che, inevitabilmente e per molti aspetti, ha subito delle modifiche e chi, ancora, delle difficoltà con le quali ci si è dovuti confrontare durante i periodi di lockdown o di limitazioni. Perché loro la pandemia l'hanno vissuta e la stanno vivendo in prima linea. La divisa addosso, il controllo ed il monitoraggio del territorio e, poi, l'attenzione costante, per cercare di rispondere il più possibile alle esigenze ed alle richieste della cittadinanza. Loro, gli agenti della Polizia locale di Turbigo, uno dei tanti esempi tra i vari colleghi del territorio, della Lombardia e dell'Italia intera che, ormai da un anno, sono impegnati dirattamente sul campo per far fronte alla difficile e delicata emergenza. "Mesi complessi - racconta proprio uno dei vigili - Non è stata solo la parte organizzativa nella sua specificità, ma, molto spesso, ci siamo trovati di fronte a persone spaventate e che chiedevano un conforto umano. Quindi, anche una semplice telefonata o il passaggio all'abitazione e lo scambio di quattro parole, è risultata decisiva. Già, comunque, lo facevamo, però in questi periodi, ci siamo rapportati ancor più umanamente e ciò ci ha avvicinato maggiormente alla gente". "L'emergenza epidemiologica, inevitabilmente, ha rivisitato a 360 gradi quelle che sono state le modalità operative e di intervento - continua un secondo agente". Dai normali e classici servizi di ordine pubblico (accertamenti sulle arterie viabilistiche comunali e di collegamento oppure nei locali e negli esercizi commerciali) alla gestione delle pratiche d'ufficio, insomma, qualcosa è cambiato. "Non dimentichiamoci, per dirne uno, che il problema dell'evitare assembramenti - spiega - ha riguardato e sta riguardando anche l'accoglienza allo sportello; pertanto, ci siamo mossi con lo scaglionare i flussi all'interno del comando, fissando gli appuntamenti". Dodici mesi, alla fine, certamente intensi e, in alcuni momenti, soprattutto complessi. "Le difficoltà principali - conclude un terzo poliziotto locale - si sono avute tra marzo e aprile con i primi decreti di chiusure e con i casi di positività che, nel frattempo, stavano crescendo. Il controllo dei cittadini in quarantena e del rispetto delle varie indicazioni, allora, hanno comportato un importante sforzo, perché non è stata e non è solo la verifica in se stesso, quanto dare un supporto alle persone, per farle sentire meno sole ed aiutarle qualora abbiano bisogno dal punto di vista delle normali e quotidiane necessità".

L'EMERGENZA COVID IN PRIMA LINEA

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