La schiava poi divenuta Santa era stata in visita all'Istituto Canossiano di Cuggiono. Una riflessione di Madre Maria Vezzoli.
Bakhita nacque nel 1869 in un villaggio del Sudan, nella regione del Darfur. Fu venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum, conobbe umiliazioni indicibili, le sofferenze fisiche e morali della più dura schiavitù. Proprio per la sua vicenda, nel giorno della sua festa liturgica (8 febbraio, per gli ambrosiani il 9) si celebra, ogni anno, la Giornata mondiale contro la tratta per ricordare tutte le vittime della tratta di esseri umani in tutto il mondo, chiedendo nello stesso tempo maggiore impegno ai governanti perché ne siano affrontate con decisione le cause e invitando a pregare la santa canossiana perché sostenga tutti in questo impegno. La storia della “santa madre Moretta” non è quella, lontana, di una povera ragazza africana, bensì una storia vicinissima a noi, trasfigurata dall'incontro con il Signore. Bakhita è testimonianza luminosa della vita che può risorgere, libera dalle catene, grazie al perdono e alla fede. “L'ex schiava diventata religiosa - come ci racconta Madre Maria Vezzoli, suora Canossiana, a Cuggiono dal 2004 al 2007 e ora ad Almè (BG) - ci invita ad essere se stessi, poiché per noi stessi siamo amati”. “Se la storia di Bakhita ci tocca è perché è la storia di una liberazione interiore: anche noi, senza accorgercene, obbediamo a ordini diversi, a imposizioni culturali e sociali, che creano stili di vita senza che noi ne abbiamo piena coscienza”... “Bakhita, che in Italia maturò la sua chiamata a farsi religiosa e si consacrò al suo Signore nell’Istituto di santa Maddalena di Canossa - ci rivela Madre Maria Vezzoli - negli anni '37-41, obbedendo ai Superiori, visitò le varie case dell'Istituto in Italia, per raccontare alle alunne, alle ragazze che frequentavano gli oratori, agli adulti, la sua storia (la sua presenza, presso l'Istituto Canossiano a Cuggiono, è testimoniata anche dalla fotografia di Gaetano Colombo)”.