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Politica

I cambi di colore della Legislatura

Fin da subito emerge difficoltà nel trovare un accordo politico che esprimesse una leadership: prima, dopo 5 mesi, il Governo giallo-verde; poi quello giallo-rosso; e ora?

Pare finalmente vedersi uno spiraglio d’uscita dall’attuale crisi di governo: il presidente Mattarella ha convocato per oggi 3 febbraio Mario Draghi al Quirinale per un colloquio in vista dell’affidamento a lui di un incarico di governo. Il terzo governo di una legislatura tormentata, la più populista della storia repubblicana, che passerà alla storia fin dal suo inizio, il 4 marzo 2018.

Fin da subito emerge difficoltà nel trovare un accordo politico che esprimesse una leadership: senza alleati e senza maggioranza M5s e centrodestra, i vincitori de facto, non avevano prospettiva. Insediato il parlamento, vennero eletti Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati come presidenti di Camera e Senato. A questo punto iniziò il valzer delle consultazioni per individuare il futuro presidente del consiglio: due tentativi del presidente Mattarella ebbero esito negativo (l’ultimo il 12 aprile); seguirono quelli della presidente Casellati (18 aprile), che trovò minimi cenni di intesa tra le varie forze della destra e il M5s, e quelli del presidente Fico, che non riuscì a conciliare le forze di M5s e Partito Democratico (26 aprile). Al 7 maggio il presidente della Repubblica iniziò un nuovo giro di consultazioni, col quale riuscì a trovare un accordo politico tra M5s e Lega, concretizzato con la pubblicazione del contratto di governo (18 maggio). Il premier scelto è Giuseppe Conte, che però in un primo momento rimette l’incarico dal presidente (27 maggio), salvo poi accettarlo nuovamente (1 giugno, data del giuramento del primo governo conte).

Si aprì così la prima fase della legislatura, a tre mesi dal giorno delle elezioni: la stagione più populista della Repubblica Italiana, fatta di redditi di cittadinanza e di porti chiusi per evitare presunte invasioni. Ma poi si sa, chi troppo vuole nulla stringe. Salvini, vice premier e ministro dell’interno, prova l’all-in, provocando la famosa crisi dell’agosto 2019: l’obiettivo sarebbero state le elezioni anticipate per raccogliere preferenze a mo’ di plebiscito, salvo poi un nuovo coup de teatre: il presidente Mattarella raccoglie la disponibilità di una nuova maggioranza tra M5s e centrosinistra, con un reincarico a Conte a meno di un mese dalla crisi. Si giunge così alla pandemia, ai lockdown, alle lente riprese e alle nuove chiusure, ai fondi europei e su come spartirli: questo il motivo fondamentale della nuova crisi di governo innescata da Matteo Renzi, con l’intento sostanziale di avere maggior peso nelle dinamiche di governo. E ora Draghi, ad oltre un mese dalla crisi renziana: un governo dunque tecnico, di stampo europeista e che raccoglie una maggioranza sostanzialmente unanime al netto solo di Lega e Fratelli d’Italia. Il presidente cercava un governo solido, di prospettiva ed europeista: vista anche la stima quasi unanime di cui gode il professor Draghi, pare certa la prospettiva di un governo a larghe intese fino alla conclusione naturale della legislatura.

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