Maggioranza assoluta alla Camera, relativa al Senato: cosa succederà all’esecutivo?
Il Senato si è espresso sulla sopravvivenza del governo Conte: 156 favorevoli, 140 contrari e 16 astenuti. L’esecutivo dunque raccoglie la fiducia, seppur fragile, del parlamento: secondo la Costituzione, al governo basta avere anche un solo sì in più rispetto ai no (la cosiddetta maggioranza relativa) per avere continuare ad esistere. È stato così al Senato, così come alla Camera, dove la fiducia è stata addirittura assoluta: i sì sono stati 321 su 630 aventi diritto, dunque più della metà. Il problema, in questi casi, è però l’efficienza dell’esecutivo: non avere la maggioranza assoluta alle due Camere significa non avere la sicurezza che le iniziative del governo passino senza problemi il voto parlamentare. Infatti avere più del 50% dei voti a favore significa vittoria certa in una votazione sì/no. In questo senso Conte è particolarmente debole, ed il presidente Mattarella lo sa. Già nel discorso di fine anno si era rivolto ai “costruttori” in modo da creare una compagine solida a sostegno dell’esecutivo, il che significa cercare appoggi al governo tra i gruppi parlamentari non allineati: un’operazione tutt’altro che semplice, e particolarmente invisa alle opposizioni, che continuano il pressing sul Capo di Stato per far capitolare l’attuale governo.
Cosa succederà dunque? Mattarella chiede garanzie: se entro pochi giorni Conte saprà presentare un gruppo parlamentare che abbia la maggioranza assoluta alle due camere, probabilmente il Presidente della Repubblica gli rinnoverà l’incarico, altrimenti sarà plausibile l’incarico ad un altra persona per un nuovo esecutivo. Da escludere, infine, l’ipotesi elezioni, decisamente troppo rischiose vista la crisi sanitaria.