I primi clienti arrivano attorno alle 18.30, il telefono, intanto, continua a squillare (sono altri che chiedono informazioni o vogliono prenotare), perché Mario è uno dei vari baristi e ristoraratori di tutta Italia che ieri (venerdì 15 gennaio) ha aderito alla protesta pacifica #ioapro, appunto lasciando alzate le serrande e riaccogliendo, nonostante i divieti e le restrizioni, la clientela all'interno del proprio locale, facendola sedere ai tavoli. "So benissimo che questo è solo un momento - racconta il titolare de 'Il New Coyote Pub' di Arconate - Comunque è un segnale importante che si vuole dare. Devo ammettere che i riscontri sono stati numerosi (chiamate e messaggi), tante persone che mi hanno contattato per la prenotazione, per chiedermi quali fossero i rischi venendo oppure per esprimermi la loro solidarietà per la scelta fatta". Ma, alla fine, perché questa iniziativa? "Non ce la facciamo più - continua - Nell'anno appena passato, infatti, abbiamo potuto lavorare quasi a pieno regime solo 4 mesi (durante l'estate), poi per il resto poco o niente. Per il 2020, insomma, non è stato vivere, bensì sopravvivere e quello che fa ancora più male è che, oggi, guardando al futuro resta un'enorme incertezza. Ci tengo a precisare che nessuno dice che il Covid non esista e che la situazione non sia drammatica, però capite che, ogni volta, siamo sempre noi, assieme ad altre categorie, ad essere colpiti e penalizzati". Così ecco, appunto, la decisione di prendere parte alla protesta. "Abbiamo messo un limite di presenze (un massimo di 20-25) - conclude - Quindi, una volta qui, la gente ha potuto sedersi, ovviamente seguendo le misure di sicurezza previste dai Dpcm e dalle ordinanze (distanziamento, mascherine e igienizzazione delle mani), e consumare. Un gesto, pertanto, che si è voluto fare, per far capire che le nostre realtà sono, ormai, allo stremo". (Foto e video Franco Gualdoni)
"UN SEGNALE CHE ABBIAMO VOLUTO DARE; NON CE LA FACCIAMO PIU'..."