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Nosate, Turbigo, Salute, Storie

"Covid, non è una normale influenza"

L'emergenza Coronavirus e la sua 'doppia' esperienza: da medico prima e da paziente poi. Il racconto del dottor Severino Menaspà, appunto medico di base a Turbigo e Nosate.

La mente che, inevitabilmente, torna a quei lunghi e difficili giorni. La voce, poi, rotta dalle emozioni e dai ricordi, perché lui il Covid-19 l'ha affrontato nella 'doppia veste', da medico prima e, quindi, anche da paziente. Lui è il dottor Severino Menaspà, appunto medico di base a Turbigo e Nosate. "Oggi, innanzitutto, vorrei lanciare un messaggio alla popolazione - afferma - Il Coronavirus non è una semplice e normale influenza, ma è qualcosa di più pesante. Voglio solo raccontarvi alcuni momenti della mia esperienza: non so, in verità, come l'ho preso (molto probabilmente andando a visitare qualche mio assistito), comunque, dopo averlo contratto, ho avuto per 12 giorni la febbre, ho perso 5 chili e sono stato costretto a dover andare in ospedale. Avevo, infatti, la saturazione a 90 e, pertanto, non ho potuto fare altro che chiamare l'ambulanza e farmi portare in una delle strutture sanitarie del nostro territorio". E qui quello che il dottor Menaspà ha visto, alla fine non lo dimenticherà mai. "Un'esperienza drammatica - racconta - Per tutto il tempo che sono stato al pronto soccorso, più o meno una giornata intera, mi sono trovato davanti persone che aspettavano di essere messe in reparto oppure dimesse, completamente prese dal panico, perché non riuscivano a respirare. Io ero uno di quelli meno gravi, però non smetto di ripetere che sono stato davvero fortunato. Ci tengo a ribadirlo ancora: non è qualcosa da prendere alla leggera e se anche ci chiedono dei sacrifici, facciamoli. Se il virus arriva in maniera forte e ci colpisce duramente i polmoni, purtroppo, la situazione diventa critica e, in molti casi, purtroppo non ci si salva". Ma, come detto, il suo è stato un anno 'doppio', da cittadino che ha contratto il Covid, appunto, e prima ancora da medico in prima linea in questa difficile battaglia. "Dodici mesi complicati - conclude - Eravamo tutti impreparati; all'inizio, infatti, si parlava di un'influenza un po' più forte, successivamente, invece, ci si è resi conto di essere davanti ad una realtà molto più seria. Certo, in questi mesi, si sono compiuti passi importanti, ma le armi che abbiamo a disposizione a tutt'ora sono in parte ancora 'spuntate'. Io stesso, ad esempio, vi dico che, quando l'ho preso, non sapevo come curarmi. Si parlava di usare la tachipirina, per controllare la febbre, aspettando che passasse; alla fine no, è fondamentale mettere in campo un'azione aggressiva, però, lo ripeto, non abbiamo a disposizione che il cortisone, le iniezioni nella pancia, gli antinfiammatori e poco altro...".

"IO, MEDICO DI BASE CHE HA CONTRATTO IL VIRUS"

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