Il popolare social network ha messo in atto una costante censura che il social network ha messo in atto nelle ultime settimane.
Twitter è a tutti gli effetti uno dei social network più democratici del pianeta e questo è dimostrato dall’ormai 1.3 miliardi di account attivi in tutto il mondo, ma la democraticità della piattaforma, ahimè, pare proprio finire li. Suona strano, è vero, eppure dobbiamo riconoscere che, nonostante sia un social privo di costi per l’utente e che consente, almeno formalmente, la libera espressione delle idee, la sua diligence ha atteggiamenti tutt’altro che democratici. La costante censura che il social network ha messo in atto nelle ultime settimane, in particolare in concomitanza della serrata campagna elettorale americana, nei confronti dell’attuale, nonché uscente Presidente degli Stati Uniti, è qualcosa di estremamente grave, che solo in regimi totalitari ha avuto precedenti. Twitter ha rimosso alcuni post di Donald Trump e ne ha segnalati altri come aventi ad oggetto un contenuto tendenzialmente falso; in altre parole ha assunto un atteggiamento fascista. Possiamo dirlo liberamente. Durante il fascismo, esisteva l’albo sindacale dei giornalisti, il quale valutava il contenuto dell’opera intellettuale di ogni singolo iscritto ed eventualmente procedeva con la censura. Si legge nei libri di storia che, per esercitare la libera espressione delle idee, oggi giornalismo, fosse necessario un attestato di buona condotta politica. Che sia questo il disegno di Twitter non osiamo pensarlo, ma che la prassi, seppur recente, non si discosti poi molto da questo è sotto gli occhi di tutti. I tweet oscurati riguardavano la possibilità che le elezioni fossero oggetto di brogli e che l’estensione dei voti postali in America fosse realmente pericolosa; dunque, tweet tutt’altro che criminali o certamente fuorvianti. Che le elezioni si siano svolte in maniera trasparente è certamente vero, ma per quale motivo qualcuno dev’essere privato del diritto di pensarla diversamente? Twitter non è depositaria della verità, né tantomeno è stata investita da qualcuno del compito di dirci qual è la politica migliore e che cosa è meglio non vedere. Il principio al quale si ispira questa scelta deve preoccupare fortemente tutti noi e non, come in parte è stato, far godere qualcuno. Indipendentemente da chi ne risulta vittima, nessuno dovrebbe accettare che qualcuno si attribuisca il compito orwelliano di “ministro della verità” e provi a dire che cosa è vero e che cosa è falso. La libertà delle persone dev’essere l’unica vera stella polare, contro anche Twitter, il social democratico che si è preso la briga di dirci che cosa dobbiamo pensare.