Storie e testimonianze di alcuni infermieri dell'Ospedale di Legnano: della loro sfida, ogni giorno, con un nemico invisibile nella forma ma devastante negli effetti.
Ci sono testimonianze, racconti, esperienze. E se nella 'prima ondata' erano gli 'eroi', ora troppo spesso non vengono nemmeno creduti. La rabbia sociale, la ricerca del facile consenso del politico di turno, forse la speranza che l'incubo fosse finito. E invece siamo ancora qui, a lottare ogni giorno con un nemico invisibile nella forma ma devastante negli effetti. Spesso si affidano loro stessi ai social, per far capire ad amici e conoscenti, il dramma che si sta consumando nei reparti, qui preferiscono l'anonimato, perchè la loro storia è la storia condivisa con tanti colleghi.
Marzo e aprile, un incubo iniziato a Codogno ed Alzano, ma ora invece da noi. Ve lo aspettavate? "Sì, onestamente un po' lo temevo - ci confida - i nostri infettivologi lo avevano detto e vi era troppa 'confusione' estiva tra vacanze e libertà. La maggior parte di noi sapeva che l’arrivo dell’autunno sarebbe stato foriero di nuovi e più diffusi contagi! Capisco che il bisogno di libertà fosse diventato insopprimibile ma sembrava fossero diventati tutti sordi e ciechi! Ed eccoli tutti lì a lanciare strali contro i virologi che suggerivano condotte meno scellerate...suggerimenti, aihmè andati del tutto ignorati..
I negazionisti? "Sono sempre esistiti, in qualunque tempo! Oggi poi in un’epoca nella quale tutti hanno diritto di parola figuratevi quanto abbiano avuto mano libera! Citando un oscuro personaggio della storia recente:”ripetete una bugia dieci cento mille volte e quella bugia diventerà realtà!” Ecco, questo è quello che è accaduto!"
Si poteva fare diversamente? "Intanto 35000 persone ci hanno lasciato, morte per o con Covid, poco cambia! - spiega - Si è disinvestito sulla sanità pubblica e ora tutti ne paghiamo le conseguenze... Io personalmente mi sono chiesta: “ma dove sono tutte le nuove assunzioni che i governanti ci avevano promesso?” Mi aspettavo di vedere un esercito di nuovi medici ed infermieri giungere in ospedale con i loro bei monopattini elettrici nuovi fiammanti...macchè!
Nella mia esperienza professionale ho effettivamente visto morire molti anziani ma molti giovani si sono ammalati gravemente ed ancora oggi non sappiamo con esattezza quali strascichi possa lasciare questa malattia a lungo termine, anche nei giovani".
Come è il vostro rapporto con i pazienti, spesso in difficoltà per poter comunicare con i loro parenti? "Avrei voluto avere più tempo a disposizione per spendere qualche parola di conforto in più o semplicemente manifestare più vicinanza ai miei assistiti ma il tempo a disposizione era sempre poco...tante cose da fare, un’assistenza che negli anni si è trasformata in un labirinto di tecnicismi e burocrazia incipienti...
Pochi eravamo ad affrontare la prima ondata e pochi siamo ancora...è inutile aprire tanti bei posti letto di intensiva quando non hai il personale per gestirli. E poi che fai? Ma certo, precettiamo il personale che lavora negli ospedali! E così facendo sottrai forze ed energie ai reparti che già ne avevano assai poche... ahimè!
Cosa si potrebbe fare?"E’ inevitabile, parlando con i colleghi o in famiglia chiedersi come si potrà uscire da questo incubo e beh...lo sappiamo tutti no? Facendo l’unica cosa che sappiamo aver già funzionato! Il lockdown è una catastrofe economica ma sinceramente senza farlo di nuovo non oso pensare a cosa accadrà ...ospedali al collasso (e ci stiamo arrivando al galoppo) e ancora migliaia di morti! Personalmente sono molto stanca per non dire sfinita...e siamo solo ai primi di novembre!
Vorrei confidare nel buon senso di tutti ma vista la gente che c’è in giro ancora in questi giorni...la vedo male!"
Un'altra infermiera ci confida: "A marzo l'ho vissuta dall'altra parte poichè il Covid-19 ha tenuto anche me lontano dal lavoro per diversi giorni - ci spiega - La situazione ora è pesante, i colleghi dicono sia peggio e dal quel che vedo non ho motivo di dubitarne. Non colpisce solo gli anziani, anzi, abbiamo la maggior parte sotto i 60 anni ricoverati. Sono frustrata, stanca e arrabbiata di leggere e sentire stupidaggini. Non vogliamo gli applausi dai balconi ma almeno rispetto, per noi e per i nostri pazienti. Loro, i pazienti, sono i più spaventati, sono affaticati e sono sostanzialmente soli. Quando possiamo facciamo videochiamate a casa e se possibile gli portiamo bigliettini e foto di figli e nipoti. Ma spesso il paziente non è l'unico componente della famiglia ricoverato e, molto spesso, in reparti diversi".
Cosa accadrà dopo questa seconda ondata?"Forse basterebbe ricordarsi che il virus non andrà in ferie per la settimana bianca".