Durante questa seconda ondata di Covid-19 siamo stanchi e sfiduciati. Ecco i consigli dell'esperta per contrastare la pandemic fatigue
Sono passati quasi nove mesi da quel fatidico 21 febbraio, quando il Coronavirus è diventato parte della nostra vita quotidiana, e la tanto acclamata nuova normalità non è bastata. Non sono bastati gli sforzi fatti perché non appena si è abbassata la guardia, il virus ha ripreso a circolare e l’Europa ora è travolta dalla seconda ondata, in anticipo rispetto alle previsioni fatte dagli esperti, che vedevano nuovi picchi con l’arrivo del freddo. Invece non è stato così, in estate i primi focolai e in autunno la situazione è esplosa, ancora una volta. Ma se prima c’era la voglia di uscirne insieme, se si credeva nella necessità di misure contenitive e si era disposti a sacrificarsi per il bene comune, ora si è diffusa la sensazione che ogni sforzo è stato vano. Si è reduci da una battaglia la cui vittoria è stata breve e che ha lasciato dietro di sé disoccupazione, angosce e disagio sociale diffuso a ogni livello.
Siamo stanchi e amareggiati, e soffriamo di quella che gli esperti hanno definito “Pandemic fatigue”. Ma in cosa consiste e come possiamo uscirne? Ne abbiamo discusso con la dottoressa Giulia Giorgi, psicologa di Guidapsicologi.it, per capire come affrontare i mesi a venire nel migliore dei modi possibile.
Stanchezza da Covid-19. Quali sono le categorie più colpite e perché?
"Con stanchezza da Covid-19 si intende uno stato di spossatezza, mista a preoccupazione e sfiducia a fronte di una situazione di pandemia mondiale e di cui non si intravede la fine.
Le categorie più a rischio sono quelle di cui fanno parte tutti i gruppi di popolazione che non possono contare sui fattori di protezione né individuali né collettivi. A livello individuale esistono fattori di protezione sia da un punto di vista fisico che psicologico (autostima, senso di autoefficacia, la capacità di giudizio critico e di filtrare informazioni anche cliniche sulla pandemia). A livello di ambiente di vita (contesto sia fisico che sociale) costituiscono fattori protettivi: la possibilità di vivere in un contesto sociale adeguato in termini di condizioni igienico- sanitarie (il substrato socio-economico di appartenenza), il sistema di credenze e di valori che le persone hanno per cultura e formazione personale, il supporto di una rete scolastica e lavorativa, la presenza, nel sistema valoriale di una certa persona, di fiducia nelle Istituzioni oltre a competenze di cittadinanza sociale adeguate e realistiche che rendano quella stessa persona aderente alle misure di sicurezza richieste dalla pandemia".
In che misura influiscono la delusione e la demoralizzazione nella stanchezza da Covid-19?
"I dati statistici indicano che la “Pandemic fatigue” potrebbe rischiare di rendere la popolazione meno attenta al rispetto delle regole per mancanza di fiducia o perché il prezzo per proteggersi dal contagio è diventato troppo alto da pagare. Anche se, per il momento, “le stime confermano che la maggior parte della popolazione sostiene le risposte nazionali al Covid-19, il che è notevole dopo quasi un anno di lockdown e restrizioni".
È possibile continuare a vivere in modo tranquillo e consapevole al tempo stesso? Come?
"Certamente sì, anzi sta proprio nella capacità di ogni cittadino di sviluppare resilienza, lo sviluppo di una vita il più serena possibile. La gravità e la dimensione dell’epidemia da Covid-19 hanno richiesto un’implementazione di misure invasive con un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso di chi non è stato direttamente toccato dal virus. Perciò, il suggerimento è di cercare di impostare abitudini di vita sane ma nuove, in linea con le norme di sicurezza imposte dalla pandemia, percepire questo cambiamento come una transizione necessaria per uscirne, non come un'imposizione. A livello psicologico, se siamo riusciti ad adattarci al lockdown, pur con difficoltà, questo significa che noi esseri umani anche se fatichiamo a cambiare un'abitudine (ricordiamoci che cambiare un'abitudine è molto stressante per il nostro cervello!) sopravviviamo anche dopo averla cambiata! Inoltre, anche a fronte dell'incertezza sulla fine della pandemia e della percezione di un tempo indefinito nel quale si sta protraendo tutto questo, ricordo di cercare di focalizzarci sulle cose della nostra quotidianità e vita meno urgenti e davvero necessarie. Facciamo una scala di priorità, di scadenze, e valutiamo cosa sia davvero indispensabile fare o cosa, invece, può essere rimandato a tempi migliori".
Quale il ruolo di un'informazione contraddittoria e di poca chiarezza nelle misure restrittive?
"Le informazioni che arrivano dalle Istituzioni sono decisive: dare informazioni chiare, misure di protezione semplici e incisive, così come la comunicazione di pochi dati sono fattori che tranquillizzano la popolazione, evitano di far insorgere la paura oltre a rabbia e frustrazione per non sentirsi aiutati adeguatamente dalle Istituzioni nel fronteggiare la pandemia".
Di seguito, ecco i consigli suggeriti dalla dottoressa per provare a contrastare la stanchezza da Covid-19.
1) Non lasciatevi sopraffare dall'iperfagia di informazioni sulla pandemia e sui contagi.
2) Attenetevi ai dati diffusi da siti Ufficiali come OMS e Istituto di Sanità.
3) Cercate di coinvolgervi in attività sociali anche extra lavorative correlate alla pandemia.
4) Rispettate le regole di distanziamento sociale, pensando che queste limitazioni sono indispensabili per una quanto più rapida risoluzione della pandemia.
5) Focalizzate le vostre giornate e attività contingenti di vita su ciò che è veramente urgente e non.