Federica Cameroni, Psicologa e Psicoterapeuta, spiega come gestire i ragazzi durante questa seconda fase di pandemia. “Serve un dialogo aperto basandosi sempre sulla verità”.
Scuola a rischio, classi in quarantena e un argomento difficile e scomodo da affrontare con bambini e adolescenti: come parlare del contagio da Covid-19 con questo pubblico delicato? La nuova ondata della pandemia e il drastico abbassamento dell’età media dei contagiati sta portando con sé un senso di paura e di impotenza nei più giovani, fino a vere e proprie manifestazioni di ansia e attacchi di panico dovuti a una reazione emotiva incontrollata alla situazione di incertezza attuale. Come parlare a bambini che si rifiutano di misurare la temperatura perché terrorizzati da un possibile contagio? “Fondamentale è mantenere un dialogo aperto basandosi sempre sul dire la verità, calibrandola poi con parole adatte all’età dell’interlocutore - ci spiega Federica Cameroni, Psicologa, Psicoterapeuta, Specializzata in Età Evolutiva - Non ci sono comunicazioni che possano evitare la paura ed è addirittura giusto provare questo sentimento, perché in un certo senso se non avessimo paura forse non saremmo spinti a rispettare le regole e prendere le dovute precauzioni. Il manifestarsi, però, di sintomi importanti quali incubi ricorrenti, grossa ansia, insonnia, è esito di un’elaborazione molto difficoltosa e disfunzionale di una situazione traumatica, per cui è indispensabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta”. Per convincere i più giovani a indossare i necessari dispositivi di protezione e mantenere il distanziamento sociale, è indispensabile passare da un’ottica coercitiva e di imposizione a quella di una scelta consapevole di protezione, soprattutto con gli adolescenti, che si trovano in un periodo della vita di ribellione. E in caso di contagio? “Il messaggio importante da passare ai ragazzi è che ciò che accade è qualcosa di extra-ordinario, un avvenimento di grossa portata e come tale può far paura. Rassicurandoli sul fatto che qualunque cosa accada si è a loro vicini emotivamente, raccogliendo e contenendo le loro ansie, ‘masticandole’ con e per loro”.