La situazione di Milano, per gli esperti, ricalca quella di Lodi di marzo. Rischio zona rossa o lockdown 'morbido' con spostamenti solo per lavoro, studio e negozi.
Un piano inclinato, un vero e proprio precipizio, che si spera di evitare. Dopo le avvisaglie provenienti dagli altri Paesi europei, quando la situazione era ancora gestibile, ora è davvero, forse, troppo tardi. La crescita dei contagi da Coronavirus in Italia ha toccato livelli davvero esponenziali, con una pressione sul sistema sanitario che inizia a diventare impegnativa. Lo scenario da scongiurare, da parte di tutti, è quello del lockdown nazionale. Lo ripete da giorni il premier Giuseppe Conte ribadendo che si tratta di una soluzione da evitare fino all’ultimo, consapevole poi che gli effetti sull’economia del Paese sarebbero devastanti, come non mancano di ricordare da Confindustria a Confesercenti, a cominciare dal capo degli industriali Carlo Bonomi che già a inizio del mese aveva avvertito che: “Un altro lockdown non possiamo permettercelo”. Il tempo però è tiranno, così come preoccupante e da monitorare la curva epidemiologica, che solo giovedì ha fatto registrare il record di contagi di Coronavirus (oltre 16 mila, numeri mai registrati durante la prima ondata di marzo-aprile ma a fronte di molti più tamponi), mentre la Lombardia e altre Regioni (Campania, Liguria, Campania e Basilicata) particolarmente colpite dal contagio procedono a imporre il coprifuoco notturno o nuove restrizioni. Osservate speciali sono soprattutto le grandi città. Se con Bergamo e Brescia il sistema ha “tenuto” a fatica, se dovesse “cedere” Milano il sistema sanitario non potrebbe reggere l’urto, nemmeno con la riapertura del nuovo Ospedale in Fiera. Stando al bollettino della Protezione civile del 22 ottobre, i posti occupati in terapia intensiva sono saliti a 992 (l’aumento dei ricoverati e dei malati in terapia intensiva in sette giorni è intorno al +67-69%). La soglia massima fissata (ricorda il Corriere della Sera), è a 2.300 ricoveri per pazienti gravi: oltre quella quota, il sistema rischia di collassare e a quel punto l’ipotesi di un lockdown nazionale sarà inevitabilmente sul tavolo del presidente del Consiglio. “Si devono evitare gli spostamenti non necessari, per impedire e alimentare la circolazione del virus in maniera incontrollata”.
Intanto però Milano, così densamente abitata, che aveva "resistito" alla prima ondata, ora segnala un indice Rt altissimo (2,35) e anche il responsabile di Epidemiologia dell’Ats Giampiero Russo avanza l’ipotesi di un lockdown a tempo determinato. Sembra inevitabile che saranno necessarie misure più stringenti: rischiamo di vivere "la battaglia di Milano" e chissà se avremo le armi sufficienti per difenderci.