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Attualità

Da trent'anni il mistero di Ustica

Una delle più grandi tragedie italiane, ancora senza risposta

Sono ormai trascorsi 30 anni da quando il segnale radar del DC-9 dell’allora compagnia ITAVIA scompariva dallo schermo degli operatori del centro di controllo di Roma. L’aereo diretto a Palermo era scomparso al largo dell’isola di Ustica. Erano le 20.59 del 27 Giugno 1980. All’alba del giorno dopo, in uno spazio marittimo molto vasto (vennero ritrovati materiali appartenenti al velivolo anche a 20 km dal punto di impatto in mare), emersero le prime prove della strage: cadaveri galleggianti, frammenti del DC-9, valigie, oggetti vari vennero rinvenuti e recuperati dagli elicotteri della Marina Militare Italiana impegnata 24 ore su 24 per diversi giorni in quella che nel gergo tecnico militare viene definita missione SAR, Search And Rescue. Oggi, dopo 30 anni, quelle 81 vittime sono morte senza che l’opinione pubblica abbia ancora conosciuto le reali motivazioni di quella che da subito gli atti processuali hanno definito ‘Strage di Ustica’. Dalle migliaia e migliaia di pagine appartenenti agli atti del processo, dalle perizie, dai documenti e dalle interviste non si è ancora riusciti a risalire alla vera causa di quel terribile incidente. Alcuni parlano di un attentato terroristico avvenuto facendo saltare una bomba a bordo dell’aereo, probabilmente posizionato nel bagno del velivolo. Ma come si spiega il fatto che la tavoletta del gabinetto, rinvenuta nelle lunghe e meticolose operazioni di recupero del relitto da parte della società francese Ifremer, si presenta assolutamente intatta? Altri sostengono che sia avvenuta una vera e propria battaglia aerea in cui dei velivoli dell’Aeronautica francese, decollati da una base in Corsica, dovevano abbattere un altro velivolo, un Mig-23 ‘Flogger’ libico, ‘accodato’ al DC-9 e con il transponder spento (quindi senza emanare un segnale radar, ma assimilandosi al segnale dell’aereo antistante). Ma qualcosa deve essere andato storto, e ad essere colpito è stato l’aereo civile che stava compiendo il suo viaggio da Bologna a Palermo. Il ritrovamento del Mig libico sui monti della Sila qualche settimana dopo l’evento di Ustica è in qualche modo riconducibile alla strage? Questi sono solo alcuni dei quesiti che da 30 anni non hanno ancora avuto soluzione. A ciò bisogna unire altri elementi, come ad esempio le difficoltà diplomatiche in corso in quegli anni tra alcuni stati, quali Francia, Stati Uniti verso la Libia di Gheddafi, oppure una serie di ‘morti sospette’ che hanno investito vari gerarchi dell’Esercito Italiano in qualche modo a conoscenza della verità sull’incidente aereo. Sono intrighi, questi, recentemente confermati anche dal Presidente Napolitano, il quale in occasione della commemorazione della strage ha auspicato un ulteriore sforzo da parte delle autorità competenti per raggiungere presto la verità. Mentre assistiamo in questi giorni ad un aumento dell’interesse per questo grave avvenimento per la storia dell’Italia contemporanea, i famigliari delle vittime ancora soffrono perché non conoscono il perché di quella morte assurda. Ma allo stesso tempo non perdono la speranza e la voglia di combattere per risalire fino all’origine del misfatto: ‘dobbiamo conquistare i nomi dei responsabili’ ha dichiarato la Presidente dell’Associazione Vittime di Ustica Bonfietti.

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