La casa funeraria, di proprietà dell'impresa funebre Vergani, è stata protagonista di un reportage commissionato alla fotografa Chiara Goia dalla testata National Geographic.
Un'eccellenza inverunese è finita sotto le luci della ribalta: 'Il Giardino degli Angeli', la casa funeraria di proprietà dell'impresa funebre Vergani, è stata protagonista di un reportage commissionato alla fotografa Chiara Goia dalla testata National Geographic, tra le più prestigiose in tema di documentari, reportage e viaggi. Il motivo? Raccontare per parole , ma soprattutto immagini ciò che la pandemia ha rappresentato in termini di perdite umane per l'Italia, e in particolare, per Milano, una delle zone più martoriate dal Covid-19. La casa funeraria di Inveruno è, quindi, stata scelta per mostrare a tutti l'incessante lavoro di questi operatori, che insieme a medici e sanitari, hanno vissuto da vicino l'orrore della pandemia. “Il Governo ha sospeso i funerali, ha cancellato le vestizioni: il lavoro degli impresari funebri è diventato più sicuro, ma non certo meno doloroso. Lavoravano in turni di 11-12 ore, senza fermarsi mai. Con un’umanità e una partecipazione al dolore che li segnerà probabilmente per sempre. Hanno dormito poco, morsi dall’ansia. E dalla paura di infettare le loro famiglie. Hanno avuto paura di morire, come mai prima”, si legge nell'articolo in inglese, scritto dalla giornalista Nina Strochlic. “Il numero dei decessi nei mesi di pandemia è raddoppiato – raccontano i fratelli Vergani, titolari dell'impresa funebre che porta il loro nome - Durante questo periodo, 'Il Giardino degli Angeli' ha scelto di stare a fianco della comunità. Ha permesso a chi perdeva i suoi cari di seguire la benedizione tramite smartphone: un gesto per essere vicini, per dire addio seppure da lontano. Ha consentito a tutti di lasciare i loro pensieri d’affetto attraverso il portale 'Necrologi Altomilanese', e ha attivato (in collaborazione con 'Il Filo di Perle') un servizio di consulenza psicologica gratuita, per chi si trovava a fronteggiare l’isolamento o, peggio ancora, il dolore di una perdita, senza poter stringere la mano di chi amava. Questa sofferenza e questi impedimenti ci hanno fatto capire quanto è importante il lavoro che svolgiamo tutti i giorni e quali siano la forza e l’importanza di riuscire a salutare degnamente un proprio caro. Questo ci spronerà a impegnarci maggiormente nella nostra professione, per essere un punto di riferimento e per riuscire a soddisfare le esigenze di tutte le famiglie che si affideranno a noi. La pandemia ci ha mostrato più che mai che poter dire addio a chi amiamo non è scontato: è un prezioso dono che la vita ci fa”.