Da Alessandro Del Piero a Donald Trump... fino alla Ministra Azzolina... quando la comunicazione fa "un buco nell'acqua".
“Aiuta la digestione. Digerisci meglio e vivi in forma. Acqua della salute”. Avrete sicuramente riconosciuto in queste caratteristiche gli slogan della celeberrima acqua Uliveto, pubblicizzata da anni dal volto di Alex Del Piero, affiancato dal mitico uccellino. Uno spot che ha sempre attirato numerose parodie, ma che in questi giorni si rivela esilarante alla notizia che proprio Alex Del Piero è stato ricoverato in ospedale a Los Angeles, USA, dove vive, a causa di calcoli renali. Il marchio d’acqua avrebbe potuto sfruttare ironicamente l’accaduto: diciamocelo chiaramente, nessuno pensa davvero che l’ex calciatore beva solo l’acqua che pubblicizza, o che Gerry Scotti mangi solo riso o che Antonio Banderas faccia colazione solo con biscotti della Mulino Bianco. A togliere il marchio dall’impasse con il sorriso è stato lo stesso Del Piero, che ha scritto sui propri canali social che la sua acqua della salute negli Stati Uniti, purtroppo, non è distribuita. Forse il responsabile marketing e comunicazione di Uliveto era troppo terrorizzato dalla potenziale brutta figura del proprio marchio per farsi una risata su questo colmo della comunicazione.
Non è andata meglio a Donald Trump, che si è visto tradito dal social network che più ama e utilizza. Twitter, infatti, inserendo la nuova funzionalità di verifica dei tweet per la lotta alle fake news, si è scagliato contro alcune informazioni postate sul social dal Presidente degli Stati Uniti, rispetto al potenziale di frode elettorale dell'utilizzo del voto per posta. Trump ha ribattuto, sempre con un tweet, affermando che l’operato del social è stato improprio. E qui mi sento di dare ragione a Mr President: Twitter segnala i post di Trump come notizia falsa sulla base del contenuto di alcuni articoli di CNN, Washington Post e altri media. I giornalisti, per confezionare i loro articoli, sono tenuti alla verifica delle fonti, ma l’operato di Twitter appare improprio perché dà per scontato che i media citati provvedano correttamente alla verifica delle notizie pubblicate. E, siccome le fonti spesso rimangono anonime, l’azione della società americana dimostra solo che il social si fida più dei media che del proprio presidente (il che, comunque, la dice lunga già di per sé).
E veniamo, infine, alla Ministra Azzolina, che con il suo operato in questi mesi è riuscita a trasformare il suo cognome nell’imprecazione più amata da genitori, insegnanti, precari della scuola e aspiranti tali (nell’attesa dell’agognato concorso). Il colmo per un ministro dell’istruzione è non conoscere nozioni basilari ed elementari, quali il corretto utilizzo di un imbuto: “Gli studenti non sono imbuti da riempire”, ha infatti dichiarato scatenando le ironie degli utenti sui social network. Perché, si sa, l’imbuto è uno strumento che si utilizza per riempire un contenitore, ma che di per sé non può essere riempito, avendo un foro di ingresso e uno di uscita. A sua discolpa, Azzolina cita la metafora dell’imbuto di Norimberga, celeberrima nel mondo della scuola, ma invece di migliorare la propria situazione, la peggiora: perché in questa immagine di origine tedesca, che deriva dal titolo di un libro di testo poetico del XVII secolo, l’imbuto viene posto sul capo dello studente per riempirlo di conoscenze. Insomma, in ogni caso non è l’imbuto ad essere riempito. Con buona pace della Ministra.