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Sociale, Magenta

Don Fausto, 70 anni di sacerdozio

Don Fausto Giacobbe mercoledì sera alle 18 ha celebrato messa, la numero 39.582 da quando venne ordinato sacerdote il 3 giugno del 1950 dal Beato Cardinale Alfredo Ildefonso Shuster.

Se non è un record poco ci manca. Don Fausto Giacobbe, oggi monsignore, ha raggiunto il traguardo dei settant’anni di ordinazione sacerdotale. Mercoledì sera alle 18 ha celebrato messa, la numero 39.582 da quando venne ordinato sacerdote il 3 giugno del 1950 dal Beato Cardinale Alfredo Ildefonso Shuster. C’erano tutti i sacerdoti di Magenta, con il parroco attuale don Giuseppe Marinoni a festeggiare don Fausto, oggi monsignore, che a Magenta ci vive da 31 anni. Felice e commosso allo stesso tempo. Non è più un ragazzo don Fausto, ma mantiene una lucidità incredibile. “Ringrazio tutti voi che, nonostante tutto siete qui, – ha detto don Fausto – specialmente i miei confratelli nel sacerdozio ministeriale. Ringrazio il Signore per il bene che posso avere fatto. Sono passati 70 anni di sacerdozio. A dirlo sembra una cifra enorme, ma io mi sono trovato nel 70esimo anniversario senza accorgermene perché gli anni passano presto. Di tutto questo devo solo ringraziare il Signore. 39582 messe celebrate, chissà il Signore che esame mi farà quando mi presenterò davanti a lui. Perché tutti noi andremo davanti a lui, ricordiamocelo. Noi siamo grandi nella forza della Resurrezione”. Ripercorre le tappe della sua vita sacerdotale don Fausto. Già parroco a Magenta vive in città da 31 anni. Alla fine si commuove ricordando i suoi genitori. Persone che hanno vissuto nella fede e che l’hanno trasmessa ai figli. “Per la mia prima messa la mia mamma si era fatta un abito nuovo – ricorda con la voce rotta dalle lacrime – Poi io e mio fratello non lo abbiamo visto più quell’abito. Mamma è rimasta in casa con me per 5 anni, paralizzata, prima di morire a 92 anni. Quando morì abbiamo trovato quell’abito in un armadio. C’era un biglietto, quel vestito che mise per la mia prima messa lo voleva con lei nella bara”.

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