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Inveruno

Lo straniero oggi

La convivenza e la comprensione tra culture diverse sono presupposti essenziali per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della società e la conoscenza della lingua è uno tra i diversi fattori che favoriscono l’ integrazione anche se non rappresenta di per sé una garanzia d’ inserimento sociale soddisfacente soprattutto in un’ Italia che sta facendo una grande fatica ad accettare ogni forma di diversità. E, se da una parte, quando si affrontano questi difficili argomenti si parla di sereno inserimento dello straniero, solidarietà e fratellanza dall’ altra inevitabilmente ci troviamo davanti a razzismo e xenofobia come fenomeni fortemente radicati non solo nel nostro paese ma anche nella nostra coscienza. Inveruno, come altri paesi, al fine di aiutare concretamente gli stranieri, ha sapientemente scelto la via dell’ integrazione promuovendo un corso di italiano per stranieri avviato il 5 febbraio e concluso il 5 giugno nel Centro Giovani. Trenta gli iscritti, diciotto coloro che hanno seguito costantemente e soli tre gli uomini ( un cinese, un olandese ed un pakistano) che hanno partecipato alle lezioni. Tante giovani e diverse donne provenienti da Pakistan, Ucraina, Russia, Sudamerica, Uganda, Sri Lanka, Marocco, Tunisia ma tutte unite da scopi comuni: trovare lavoro e vivere serenamente in Italia. Durante la festa di chiusura del corso hanno dimostrato che la paura per il diverso nutrita da molti si può superare, che l’ antico “ cave a signatis ” cioè il “guardati dal diverso” rimane solo una delle tante insensate frasi di vecchi libri e che quindi una vita nel segno del dialogo e del multiculturalismo può esistere. L’ attestato di partecipazione al corso tenuto stretto tra le loro mani e le frasi “ gli italiani sono buoni e la lingua italiana è bella” rappresentano forse il desiderio di essere accettate senza discriminazioni o forse un disperato tentativo di vivere felicemente in una terra lontana dalla loro patria; la stretta di mano e l’ affettuoso bacio alle insegnanti da parte di giovani tunisine e pakistane, generalmente le più diffidenti e più legate alla loro rigida cultura, hanno visibilmente dimostrato non solo un temporaneo saluto tra alunne e docenti ma sancito qualcosa di molto più grande e importante: il patto della fiducia.

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