Nei luoghi della difficile e delicata battaglia contro il Covid-19, a fianco di medici, infermieri, soccorritori e pazienti. Il reportage di Martina Santimone, fotografa di professione e da anni soccorritrice. "Emozioni, commozione, paure e sentimenti".
Gli scatti che si susseguono uno dopo l'altro, proprio là, nel cuore della lunga e difficile battaglia contro il Coronavirus. L'obiettivo che si muove a destra e sinistra e la mano che fa fatica a rimanere ferma, immobile. Perché stavolta, anche se la sua professione è quella di fotografa (e per di più è pure soccorritrice alla Croce Bianca Milano), è tutto tremendamente diverso. Già, nella testa e nel cuore c'è un turbinio di emozioni, commozione, speranze e paure che si mischiano con i volti, nascosti dalle mascherine e dai vari dispositivi di protezione, da una parte di medici e infermieri, quindi dei pazienti, tanti, tantissimi. Li ha immortalati in più momenti la 35enne di Seveso Martina Santimone, per provare a testimoniare e raccontare un periodo che rimarrà per sempre nella memoria di ciascuno di noi. Un progetto in collaborazione con AREU e che l'ha portata a girare alcuni dei principali ospedali dove si è combattuto e si sta combattendo, appunto, con il Covid-19 (il 'Maggiore' di Cremona, il 'San Gerardo' di Monza e il 'San Paolo' di Milano), passando, poi, per le centrali operative del 118, del 112 e del NUE (Numero Unico Emergenza), ancora per l'aeroporto di Orio al Serio o le associazioni di assistenza e fino ad arrivare in Germania. "Momenti che sono entrati, inevitabilmente, nell'album dei ricordi personali - racconta - Certo l'esperienza di anni e anni nel mondo del soccorso mi ha aiutato, nel senso che riesci a gestire un po' le emozioni, ma, comunque, prima di ogni servizio, credetemi, dentro provi qualcosa di particolare e complicato da descrivere a parole". L'agitazione di ciò che ti aspetta, insomma, che si unisce a quel senso di impotenza di fronte alle immagini che stai per vedere. "Capisci che la realtà negli ospedali è molto peggio rispetto a ciò che hai letto e sentito - continua la 35enne - Ti rendi conto di cos'è davvero il virus: incroci gli sguardi delle persone che indossano il casco, perché non riescono a respirare da sole e nei loro occhi leggi angoscia e terrore, oppure osservi gli altri, sdraiati a pancia in giù (nei reparti di rianimazione o terapia intensiva) e con altri ancora (quelli che sono in via di guarigione) hai modo anche di scambiarci, magari, qualche parola. E, poi, i medici e gli infermieri, tocchi con mano il lavoro importante e fondamentale che