Tra cielo e terra, le religioni si confrontano sulla considerazione del nostro pianeta, il rapporto con l’uomo e la sua salvaguardia. Un incontro interculturale sul tema ‘La Terra per l’uomo’ si è svolto martedì 20 maggio a Bernate Ticino (promosso dall’Academia Peregrini e dalla libreria ‘Le memorie del mondo’ di Magenta in collaborazione con il Comune di Bernate). Mentre fuori il cielo riversava pioggia in abbondanza, il salone della canonica di Bernate si è velocemente riempito di persone per assistere alla conferenza interculturale ed interconfessionale, coordinata da Emanuele Torreggiani e allietata dalla musica di Marco Casiraghi. Gli ospiti hanno illustrato la considerazione sulla Terra nella loro religione ed hanno dato vita ad un interessante confronto. Il professor Ugo Volli, esponente dell’ebraismo, ha chiarito che, come si evince dalla Genesi (primo libro della Bibbia) la Terra appartiene al Dio creatore che ne affida all’uomo la custodia. Il nome stesso del primo uomo, Adamo, deriva dall’analogo termine che indica l’argilla, il fango materiale dal quale è stato creato. Per il popolo ebraico è inoltre molto forte il legame con il territorio, la terra d’Israele che è stata promessa da Dio, il suolo che tuttora si trova al centro di complicati processi politici e che, secondo i precetti, verrà affidato da Dio all’uomo solo quando si realizzeranno certe condizioni etiche. Tra esse esiste anche il principio di rispetto della produttività: l’anno sabbatico (ogni 7 anni) è il periodo in cui non è consentito sfruttare la terra (come nel giorno sacro del sabato) e i suoi frutti appartengono a tutti. Anche per i cristiani, rappresentati da don Carlo Venturini, la Terra è donata da Dio all’uomo perché la coltivi e custodisca. Ma di fronte all’uomo che vuole impadronirsi e danneggiare la Terra, don Carlo ha espresso la necessità di avere paura delle azioni contro l’ambiente e di assumere un atteggiamento di speranza, cioè di partecipazione attiva nel risolvere i problemi ecologici, partendo dal piccolo della propria realtà per frenare gli eccessi del consumismo e delle guerre. Il venerabile Lama Paljin Tulku Ripoche ha invece spiegato che nel buddismo non esiste un Dio creatore e che la natura e l’uomo sono elementi dinamici, la vita dell’uno dipende dall’altro. L’inquinamento è inoltre indice di un rapporto sbagliato con la natura perché solo chi è molto indietro nella via della saggezza può distruggere ciò che gli consente di vivere. Sono state inoltre riportate le parole del Dalai Lama in riferimento alla cura degli animali; bisogna rispettare la loro sofferenza perché essi hanno coscienza ed anima (in relazione anche alla reincarnazione). Alla conferenza non era purtroppo presente il rappresentante dell’islam, l’imam Abdullah Techina; sappiamo però che secondo la visione coranica l’uomo è custode del creato per usufruire e salvaguardare la Terra che Allah gli ha affidato. Analogie e differenze hanno dimostrato che comunque tutti gli uomini hanno il dovere di difendere il pianeta, l’unico luogo dove l’essere umano può condurre la sua esistenza; l’uomo religioso, che ha trovato risposte alle sue domande di senso nella fede, deve essere quindi in prima linea per affermare la centralità del rispetto della creazione e della vita dell’uomo di oggi e di domani.