Vent'anni fa moriva Gino Bartali. Un simbolo, un mito, un punto di riferimento per il ciclismo italiano e mondiale. Il suo ricordo è sempre vivo nella testa e nei cuori.
Lo sportivo, il campione, l'uomo. Dici Bartali, dici ciclismo, ma Gino era molto di più di quelle falcate sui pedali che strappavano applausi, emozioni, gioia e delle gare sempre affrontate con grinta, impegno e determinazione. Gino era un simbolo, un esempio, il punto di riferimento di uno sport 'd'altri tempi', capace di conquistare tifosi e appassionati di tutto il mondo. La figura che aveva scritto pagine e pagine di storia, sia mentre era in sella, sia nella vita normale; un ricordo che non si è mai spento e mai si spegnerà, ieri, oggi, domani e a 20 anni di distanza dalla sua scomparsa. Già, 20 lunghi anni sono passati da quando 'Ginettaccio', come era soprannominato, se ne è andato per sempre. Un vuoto enorme, un'immensa commozione, l'addio ad un 'Grande' (sì, proprio con la 'G' maiuscola); memorabili le sue vittorie a tre Giri d'Italia e a due Tour de France (oltre a numerose altre competizioni) o ancora indimenticabile la rivalità con Fausto Coppi, fino alla nomina a 'Giusto tra le Nazioni' (per il suo fondamentale aiuto, durante la Seconda Guerra Mondiale, agli ebrei perseguitati). Gino Bartali, insomma, la leggenda. Gino Bartali da Ponte a Ema; Gino Bartali che ha continuato e continuerà a vivere nei ricordi, nella testa e nei cuori.