Da quando è iniziata la quarantena ci siamo scoperti tutti fragili. Ma c’è chi continua ad esserlo di più e chi rischia di diventarlo ora: sono i bambini...
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMODa quando è iniziata la quarantena ci siamo scoperti tutti fragili. Ma c’è chi continua ad esserlo di più e chi rischia di diventarlo ora. In un momento in cui le istituzioni hanno consegnato alle famiglie il compito di pensare a bambini e ragazzi, alla loro crescita e al loro benessere, noi de Le Grande Casa, che da trent’anni ci occupiamo di questo, sentiamo ancora di più il dovere di stare al loro fianco, proprio a partire dai più fragili. Perché proteggere non vuol dire isolare e senza cura ciò che è fragile rischia di rompersi irrimediabilmente. Il lavoro di cura non si ferma e non si fa confinare. È una questione di diritti. Dei bambini prima di tutto. Al gioco, al contatto con i coetanei, allo studio, a un ambiente sereno. Non serve elencare gli articoli della Convenzione sui diritti dell'infanzia per rendersi conto che in questa emergenza, al netto dei lutti gravosissimi, sono loro a pagare il prezzo più alto in termini di qualità della vita e anche in termini evolutivi. Loro che da mesi sono stati privati, e continueranno ad esserlo chissà per quanto, della scuola, delle amicizie, del gioco all’aria aperta, dello sport. È una questione di diritti anche delle famiglie, lasciate sole nel gestire la complessità di una quotidianità in cui ripiegate, su loro stesse, devono far fronte a tutti quei bisogni, prima giustamente delegati anche ad altri, e responsabilità, in ultima istanza, della comunità intera. E quando una famiglia parte già da una situazione di difficoltà o di svantaggio? Per questioni economiche, perché c’è un solo genitore, per la presenza di un bambino disabile. Com’è stata la loro quarantena? Com’è e come sarà? Noi c’eravamo. Un po’ clandestinamente all’inizio, un po’ puntando i piedi poi, siamo rimasti accanto alle persone che seguiamo. E come spesso accade nell’alchimia del lavoro educativo, il limite si è trasformato in opportunità. Dovendosi riprendere per forza quella dimensione spesso delegata, le famiglie hanno potuto sperimentare in prima persona l’efficacia e anche la bellezza di alcuni momenti di lavoro educativo, che hanno trasformato il tempo vuoto in esperienza. Nel quotidiano, abbiamo inventato modi nuovi per stare vicini nella distanza, anche se ciò ha comportato una riorganizzazione pratica e 'di pensiero' per molti dei nostri servizi. Nelle comunità residenziali, ospiti ed educatori fanno i conti quotidianamente col timore del contagio e con la sfida di ripensare un tempo non più scandito da scuola, tirocini, lavoro, attività pomeridiane, ma con tanti momenti vuoti da riempire o in cui, semplicemente, imparare a 'stare'. I servizi di assistenza educativa scolastica e domiciliare proseguono da remoto: gli operatori, i ragazzi, le loro famiglie, spesso in rete con le scuole, si cimentano con piattaforme online, chiamate e videochiamate, per “fare” insieme (compiti, studio, gioco, laboratori…) ma, soprattutto, per continuare a vivere la relazione educativa oltre la distanza. Anche le attività di supporto psicologico e pedagogico proseguono online. Ma ci sono molte altre famiglie che restano sotto la traccia degli interventi, siano essi a distanza o in vicinanza e che magari fino ad ora se la sono cavata. Che non hanno chiesto aiuto e nemmeno hanno pensato di farlo. Molti bambini e molte famiglie che questa crisi precipiterà in una situazione di fragilità. Questo il senso di un #decretobambini, con cui si chiedono misure di protezione per tutti loro, proprio a partire dai più fragili, fatta da una cordata di soggetti del Terzo settore tra cui la nostra cooperativa, e questo il senso della nostra campagna, che vuole essere prima di tutto una campagna di advocacy e ha l’obiettivo di riportare al centro del discorso pubblico i grandi assenti di questa emergenza: i bambini e le loro famiglie. L’iniziativa di crowdfunding - www.retedeldono.it/it/progetti/ripartiamo-dai-bisogni - ha a nostro avviso il senso profondo di riattivare il senso di comunità: supportare i più fragili o chi rischia di diventarlo significa proteggere l’intera comunità perché la fragilità di una famiglia è la fragilità di tutte, significa riconnettere il tessuto sociale, la prossimità spezzata dalla distanza, chiamare in causa la società civile, senza per questo smettere di chiedere alle istituzioni risposte appropriate. Per rispondere a quei nuovi bisogni che vediamo affacciarsi dall’osservatorio 'privilegiato' di chi non ha smesso di affiancare chi è più fragile, a partire da questo momento particolare ma con lo sguardo già rivolto al futuro, abbiamo individuato alcune aree di necessità, e pensato, per ciascuna di esse, ad alcune possibili risposte. Per chi già era fragile prima dell’emergenza, per chi lo è diventato durante e per chi rischia di diventarlo se non si interviene in tempo. Il gioco educativo come strumento fondamentale di sviluppo del bambino; il confronto con pedagogiste esperte del periodo perinatale e neonatale alle quali portare dubbi, difficoltà, solitudini; il lavoro didattico ed educativo mirato con bambini e ragazzi diversamente abili e di supporto ai loro genitori; il supporto psicologico alle fatiche emotive a cui siamo esposti; l’accompagnamento ai ragazzi per un corretto approccio al digitale che prevenga future dipendenze; il lavoro di animazione (o forse vale la pena dirlo, rianimazione) sociale della comunità; l’acquisto di dispositivi per il lavoro a distanza e per un sicuro lavoro in vicinanza. Queste alcune delle azioni che ci proponiamo di realizzare e offrire. Il crowdfunding 'Ripartiamo dai biSOGNI dei bambini' sulla piattaforma di Rete del Dono, permetterà di offrire questi servizi gratuitamente alle famiglie più in difficoltà e sarà attivo da oggi a settembre, ma le azioni che ne nasceranno resteranno, speriamo, come patrimonio di una comunità attenta a non lasciare indietro nessuno. Alcune storie: https://www.lagrandecasa.org/storie/ (La Grande Casa scs)