Non è il momento delle ipotesi lanciate a mezzo stampa per fomentare e cercare il consenso facile di elettori che non hanno più voglia di rimanere rinchiusi.
Da oltre un mese e mezzo viviamo in una sorta di 'quarantena' e i primi effetti di mancanza di controllo iniziano ad emergere anche su politici e rappresentanti delle Istituzioni, proprio i primi che dovrebbero mandare messaggi chiari, condivisi, definiti.
Non è il momento delle ipotesi lanciate a mezzo stampa per fomentare e cercare il consenso facile di elettori che non hanno più voglia di rimanere rinchiusi. "Riapriamo tutto il 22 aprile", anzi "Aspettiamo il 28", oppure "Con le quattro 'D' possiamo riprendere dal 4 maggio". E poi "da settembre scuola a turni alternati", "andate in vacanza, nei plexigas". Una babele di notizie, che escono ogni due o tre ore, giusto per disorientare e creare aspettative nella gente.
Forse sarebbe buona per tutti aspettare, attendere comunicazioni ufficiali del Governo, quindi delle singole Regioni (non è detto che tutti partano insieme), fermarsi a ragionare sulle modalità più che sul quando, quindi programmare la ripartenza.
Correre su ipotesi pensando di ritornare al pre-Coronavirus vuol dire trovarci con un'emergenza doppia tra meno di un mese. Non buttiamo all'aria quanto fatto fino adesso.
Non possiamo permettercelo per noi, per chi non c'è più, per tutte le persone a rischio.