Il Coronavirus e la prossemica che cambia
Quando comunichiamo, le nostre parole contano solo per il 7% nella comprensione del nostro messaggio. Lo psicologo statunitense Mehrabian, infatti, ha teorizzato che il 38% del messaggio che vogliamo comunicare viene dedotto da aspetti paraverbali come il tono di voce, il ritmo, le pause, e ben il 55% dal linguaggio del corpo - mimica, gesti, espressioni facciali e distanza nello spazio.
È qui che entra in gioco la prossemica, che “studia il significato assunto, nel comportamento sociale dell’uomo, dalla distanza che l’individuo frappone tra sé e gli altri” come recita l’Enciclopedia Treccani. La prossemica è fondamentale nella comunicazione e nello studio delle lingue straniere perché è parte integrante della cultura comunicativa di un popolo: le distanze che un italiano o uno spagnolo mantengono quando parlano con un amico sono molto diverse rispetto a quelle di un individuo asiatico, per non parlare della gestualità e della consuetudine di toccare l’interlocutore.
Ecco, adesso che vi ho detto cos’è la prossemica sicuramente avete capito dove voglio andare a parare.
Il distanziamento sociale e la distanza sociale
In mancanza di una cura o di un vaccino, sappiamo ormai tutti bene che l’unica forma di prevenzione del Covid-19 è l’isolamento e il distanziamento sociale. È bene quindi tenere la distanza di almeno 1 metro dalle altre persone: in questo modo si evita il droplet, la gocciolina che trasmette il virus quando un contagiato parla, starnutisce o tossisce. Ci si prospetta una società completamente rivoluzionata per mesi e mesi, in cui il distanziamento sociale diventerà la nuova normalità. Lo studio della prossemica e della comunicazione interpersonale ne usciranno altrettanto rivoluzionati.
Quella che va da 1,20 a 3 metri, infatti, era prima considerata la cosiddetta ‘distanza sociale’ (appunto), quella che in genere si mantiene durante una conversazione formale - un colloquio di lavoro, una trattativa di affari, un incontro con una persona che si sente come gerarchicamente superiore, perché più importante o più anziana. È la distanza di quando ci si dà del ‘lei’. Nella teoria di Edward T. Hall delle distanze interpersonali, solo la ‘distanza pubblica’ - quella maggiore di 3 metri - era maggiore e individuava le conversazioni in pubblico, senza interazione diretta con il singolo. A queste si contrapponevano la ‘distanza personale’ (45 cm - 1,20 metri) da tenere in contesti informali, quella necessaria per una stretta di mano, e la ‘distanza intima’ (meno di 45 cm), che per esempio nella cultura italiana viene utilizzata molto spesso, non solo con familiari stretti e partner come vorrebbe Hall.
Nella società post-Coronavirus, la ‘distanza sociale’ potrebbe diventare il nuovo standard per tutti e la stretta di mano o i bacini sulla guancia di rito dovranno essere sostituiti da un nuovo gesto di saluto convenzionale.
Milan, McDonald’s, Chiquita: brand ai tempi del Coronavirus
Che il distanziamento sociale debba diventare la nuova normalità ce lo dicono alcuni dei brand più celebri al mondo, che in questi giorni hanno deciso di rivedere il proprio marchio per incoraggiare tutti noi a stare un po’ più lontani dagli altri. Ecco il post di AC Milan sui social, in cui separa le tre componenti di colore del logo, ponendole distanti l’una dall’altra con il motto “La distanza è la nuova forza”. E le due “gobbe” della M dorata di McDonald’s Brasile che si separano, o ancora il logo di Chiquita senza la celebre Miss in un post Instagram che recita: “Io sono già a casa. Fallo anche tu, proteggi te stesso”. Fino a Coca Cola Messico, che scioglie le lettere della scritta in corsivo del logo al grido di “Essere separati è il modo migliore di stare insieme”.
Il Covid-19 verrà ricordato anche come un fenomeno che ha cambiato lo stile di vita di tutti noi, c’è da starne certi. “So che è un momento difficile, in cui tutti abbiamo dovuto cambiare di molto le nostre abitudini. I cambiamenti, soprattutto quelli che ti stravolgono la vita, sono sempre difficili da accettare. E io ne so qualcosa - dice Alex Zanardi, ex pilota di Formula 1 e atleta paralimpico nello spot di BMW creato apposta per questo momento storico, una delle pubblicità più belle in circolazione oggi. - Tenendo le dovute distanze, cerchiamo di rimanere uniti per affrontare assieme questa sfida enorme, ma buttarcela al più presto alle spalle. Dai, che ce la facciamo!”