La normativa parla chiaro, gli appelli a rispettarla si susseguono: uscite di casa solo lo stretto necessario perché lui, il COVID-19, è costantemente in agguato.
La normativa parla chiaro, gli appelli a rispettarla si susseguono: uscite di casa solo lo stretto necessario perché lui, il COVID-19, è costantemente in agguato. A Busto Garolfo, però, come altrove, pare vi sia la tendenza di alcuni a disattendere ancora l'invito. Con la conseguenza di mettere a rischio la propria salute e quella di chi potrebbe trovarsi a incrociarli. "E' stata una bella giornata di primavera e si faticava a stare in casa - dice il sindaco Susanna Biondi nel fare presente una volta di più la gravità della situazione - infatti la Polizia Locale mi ha segnalato più persone in giro che scappavano a gambe levate quando li vedevano arrivare". Scappare documenta già di per sé, come un'ampia letteratura testimonia lungo i secoli, una tendenza a riconoscere la propria colpevolezza. Il sindaco bustese, consapevole degli appelli che continuamente sono rivolti, commenta sconsolata: "Credo non ci sia altro da dire". Perché le leggi possono essere le migliori e più capillari del mondo ma se restano lettera morta rimangono soltanto buone leggi soffocate dalla mancanza di senso civico. E se non bastassero gli inviti, il sindaco bustese ricorda che il paese ha ancora ben 18 casi di contagio e ha già dovuto piangere un suo cittadino. Ergo, la parola d'ordine per tutti impone di comportarsi conformemente alla normativa per evitare che quel tetro scenario possa ripetersi: "Le sanzioni sono importanti - ribadisce - chi viene fermato poi non si lamenti, sappiamo tutti cosa stiamo vivendo e non ci sono scuse". Biondi vuole, però, concludere la sua disamina con una nota lieta, quella fatta della "Grandissima maggioranza che resiste e rispetta le regole". Proprio per questo la buona condotta civica della larga parte dei cittadini non può rischiare di essere vanificata da un pugno di temerari che si comportano come se la realtà stesse camminando sul filo della normalità. Di fatto rischiando seriamente di procrastinare quel momento in cui davvero si potrà tornare a parlare di normalità.