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Castano Primo, Salute, Storie

"Papà, ricoverato col COVID-19, non c'è più"

La testimonianza di Silvia, una delle figlie di Roberto Simonin, tra i castanesi, purtroppo, deceduti nei giorni scorsi. "Era stato ricoverato a Busto Arsizio, positivo al Coronavirus".

"Pronto, Silvia?": la voce è rotta dall'emozione, nel cuore e nella testa i tanti, tantissimi ricordi che, uno dopo l'altro, si fanno largo, perché solo pochi giorni prima suo papà se ne è andato per sempre. Era stato ricoverato in ospedale, positivo al Coronavirus, ma, purtroppo, non c'è l'ha fatta. 76 anni quest'anno, Roberto Simonin abitava a Castano Primo con la moglie Fiorenza; pensionato, dopo una vita intera dedicata alla famiglia ed al lavoro, due figlie (Silvia e Stefania) era una persona conosciuta e ben voluta, un castanese che, oggi, lascia un enorme vuoto nella comunità intera. "Papà ci mancherà tanto - dice, appunto, Silvia - Tutto è cominciato il 5 marzo scorso con la febbre; inizialmente abbiamo pensato ad una normale influenza, però con il passare dei giorni la temperatura corporea non diminuiva, nemmeno con i medicinali e l'antibiotico. Avevamo capito che poteva esserci qualcosa di strano, così ci siamo attivati contattando gli specifici numeri per quanto concerne il COVID-19. Chiamavamo, ci chiedevano che sintomi avesse e, in particolar modo, se faceva fatica a respirare, ma visto che questa problematica non era riscontrata, allora ci spiegavano di proseguire con le cure che stavamo già facendo". Fino al 13 marzo quando Silvia e la mamma Fiorenza, vedendo che Roberto non migliorava, senza aspettare altro tempo, l'hanno portato in ospedale. "Ci siamo messi ogni protezione possibile - continua la figlia - L'ho caricato in macchina e siamo andato a Legnano, dove è stata l'ultima volta che l'ho visto. Papà, infatti, confermata la positività al Coronavirus, dal nosocomio legnanese è stato, poi, trasferito a Busto Arsizio, dove l'hanno intubato". Una decina di giorni circa in terapia intensiva, faceva fatica a respirare, fino a che sembrava che le cose si stessero stabilizzando, tanto che, addirittura, era stato estubato, mettendogli il casco per la respirazione. "Al momento di risvegliarlo, lui ha risposto in maniera positiva - spiega Silvia - Ricordava di essere in ospedale e che l'avevo portato io, anzi al personale sanitario ha domandato se fossi lì. C'erano, insomma, segnali che potesse farcela, però, purtroppo, mercoledì (25 marzo) è subentrato un problema neurologico e se ne è andato per sempre". Volato via, senza poter nemmeno dare un ultimo saluto alla sua amata famiglia; senza poter stingere la mano alla moglie ed alle due figlie. "I medici o gli infermieri ci contattavano praticamente ogni giorno, al pomeriggio, per farci sapere come stava - ribadisce -Voglio davvero ringraziarli uno per uno per l'amore e l'affetto con i quali l'hanno accudito durante il periodo di ricovero. Persone eccezionali, veri e propri angeli che hanno fatto il possibile per farci sentire meno la vicinanza. Non è facile; non lo è stato per mia mamma che non ha potuto stare accanto a suo marito; non lo è stato per noi, che potevamo avere informazioni solo attraverso un telefono. E anche non poter celebrare il funerale, è qualcosa che ti stringe il cuore". Silvia, comunque, sa che suo papà da lassù continuerà a vigilare ed a proteggere tutti i suoi cari. "Era una persona che amava la natura e gli animali - conclude - Un grande lavoratore e un punto di riferimento. Ci mancherà tantissimo. Permettetemi, infine, di ripetere quel messaggio che, ormai da settimane ci stanno dicendo, state a casa; è fondamentale per la nostra salute e per quella dei nostri familiari, parenti ed amici".

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