Francesco De Dionigi, 23 anni, di Malvaglio, lavora all'Ospedale regionale Umberto Parini di Aosta: qui il picco di pazienti è atteso a fine mese ma "la situazione si sta già aggravando".
Sorride Francesco, anche se il suo sorriso si perde sotto tutti i dispositivi necessari per la protezione (al momento qui in Valle d'Aosta ci sono ancora buone scorte di materiale in questo senso): “Utilizziamo divise e calzari dedicati, un camice impermeabile completo di cappuccio, doppio paio di guanti, filtrante facciale FFP3, occhiali protettivi e visor. In queste condizioni lavorare non è il massimo... perciò, avendo delle aree dedicate al Covid-19, per ora il turno viene spezzato passando 4 ore nella cura dei pazienti di Rianimazione non positivi e le rimanenti 4 in isolamento, indossando tutti i dispositivi necessari. Per quanto riguarda le procedure ci sono dei team appositi che in questi giorni hanno stilato dei protocolli utilizzati in tutta Italia”. Si chiama Francesco De Dionigi, 23 anni, ed è di Malvaglio; di lavoro (un lavoro che è più una vocazione) fa l'infermiere nel reparto di Rianimazione all'Ospedale regionale Umberto Parini di Aosta. “Mi sono laureato a fine novembre ed ho iniziato qui prima di Natale”, ci racconta. “Io mi trovo in Valle da dicembre, purtroppo sapere di casi positivi nelle zone del nostro territorio non mi stupisce... Purtroppo l’epidemia è talmente vasta e la contagiosità così alta che arrivati al punto in cui siamo è davvero difficile che qualche zona rimanga totalmente indenne!”
Inizialmente la Valle d'Aosta era una delle regioni che presentava meno casi di Coronavirus. Ora com'è la situazione? “Diciamo che al momento la situazione si sta lentamente aggravando (con 105 casi accertati, 31 ricoverati in ospedale, e due deceduti), inizialmente eravamo la regione meno colpita ma in realtà ci si aspetta solamente un ritardo nella manifestazione dell’epidemia, che peraltro sta iniziando a manifestarsi proprio in questi giorni. Probabilmente all’inizio avendo meno traffico internazionale a parte quello turistico siamo rimasti fuori dalla prima ondata di contagio... Con l’isolamento forzato molte famiglie, fino alle misure che bloccavano ogni spostamento non necessario sul territorio italiano, hanno deciso di passare del tempo in Valle, senza contare che nella prima settimana di chiusura delle scuole lombarde c’erano code impressionanti sugli impianti sciistici di tutta la Valle”. Il picco, qui, è atteso alla fine del mese. “Insomma - sottolinea Francesco - il primo problema è stata la sottovalutazione stessa del problema, secondo me”. Da voi si sono presentati pazienti affetti da Covid-19? Come vengono gestiti? “Al momento sono presenti diversi pazienti affetti da Covid-19, sono stati fatti dei lavori in ospedale in questi giorni per poter ampliare le postazioni di Rianimazione aumentando i posti disponibili per pazienti critici. Il nostro vantaggio è che grazie a questo ritardo abbiamo potuto pianificare la metodologia di gestione del problema, a differenza di alcuni ospedali lombardi e di altre zone colpite per prime che hanno dovuto affrontare il tutto in regime di urgenza. Sono state inoltre chiuse le sale operatorie che rimangono a disposizione solamente per le urgenze permettendo ad alcuni reparti di essere accorpati creando un’area intera dell’ospedale dedicata ai pazienti infetti, critici e non. Proprio in questi giorni abbiamo avuto i primi casi in terapia intensiva, come dicevo prima avendo avuto un'anticipazione da parte dei colleghi di altre zone colpite, sulla loro situazione ci siamo potuti un minimo organizzare, anche se non si è mai davvero pronti ad affrontare una situazione del genere. Si affronta giorno per giorno la situazione che ci si para davanti facendo del nostro meglio...
La cosa impressionante di questo virus è appunto la virulenza. Si espande ad una velocità impressionante ed avendo tempi di incubazione relativamente lunghi nel momento in cui una persona si scopre positiva al tampone è già stata a contatto con molte altre. Un’altra criticità risulta essere il fatto che si stanno manifestando diversi ceppi, alcuni dei quali decisamente più violenti di altri nelle manifestazioni cliniche respiratorie. Se questa variabilità fosse data da una variabilità intrinseca del virus e non da ceppi di origine diversa il problema potrebbe essere peggiore”.
Un consiglio? “Il mio invito ora è di rispettare il più possibile le limitazioni imposte dalle autorità per poter limitare gli incontri interpersonali e il relativo contagio. Questo ci è di grande aiuto per non andare a peggiorare una situazione già critica di per sè.
Fate attenzione a dove e quali informazioni vengono diffuse, informatevi sui canali ufficiali come quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ci sono dati relativi al contagio e ottime indicazioni su quello che ognuno di noi può fare, nel suo piccolo.
Usate il buon senso e stringete i denti, state a casa”.