Don Giuseppe esprime la massima vicinanza alla persona che a Dairago è stata contagiata dal coronavirus augurandole una pronta guarigione.
Il momento è difficile. Proprio per questo occorre riscoprire il senso dell'essere comunità e del sostenersi reciprocamente. Senza paure e in ottica fraterna. E anche una parola buona, ristoratrice, può fare al caso. Il parroco di Dairago don Giuseppe Alloisio ha così scelto di rivolgersi direttamente alla sua comunità parrocchiale con una lettera aperta nella quale non si limita a esprimere un generico sostegno ma si dichiara disponibile a incontrare chiunque avesse necessità anche di conforto spirituale. "Come state? - esordisce- come va il morale? In questi giorni le strade sono quasi deserte, questo, da una parte, mette un po' di tristezza ma dall'altra mi dà tanta consolazione. E' il segno che i dairaghesi stanno ubbidendo a tutti gli inviti pressanti che ci giungono in continuazione dicendoci di stare in casa". Il che costituisce, a suo avviso, non solo una misura di buon senso ma anche di "tanto amore verso gli altri". Don Giuseppe esprime la massima vicinanza alla persona che a Dairago è stata contagiata dal coronavirus augurandole una pronta guarigione. Ma vorrebbe che anche da parte di alcuni giovani vi fosse l'adeguato livello d'attenzione. Ne ha infatti tratto l'impressione che alcuni di essi abbiano teso a prendere sottogamba l'emergenza del momento. E ai giovani che, ricorda, "passano diverse ore del giorno e della notte a bighellonare in gruppo senza mantenere il metro di distanza e non si adeguano a stare in casa" manda un messaggio chiaro: attenzione che, con questa condotta, rischiate di mettere a repentaglio la vostra salute e quella degli altri cittadini di Dairago. "Ma sono sicuri - prosegue don Giuseppe - di non rischiare di prendere anche loro la malattia che poi, tornando a casa, potranno trasmettere ai loro genitori, figli e nonni?". Mai come ora, soggiunge il parroco della chiesa di San Genesio, si impone anche la centralità dell'intervento educativo dei genitori invitati a fare rispettare ai figli le regole di buon senso dettate a disciplina della situazione. E, a chi sia incuriosito da come il parroco trascorra le sue giornate ai tempi del coronavirus, risponde volentieri: "passo molto tempo a parlare,a parlare col Signore e a parlare con la gente. Essendo libero da tanti impegni, riesco a stare diverse ore del giorno, soprattutto la mattina, in chiesa a pregare". Orazioni di cui egli si fa estensore a nome di tutta la comunità. "Prego soprattutto per i miei parrocchiani - dice - poi prenderò in mano gli elenchi dei battezati, dei matrimoni, dei funerali di questi ultimi anni, praticamente c'è dentro tutto il paese". E a ogni persona intende dedicare una preghiera speciale. Invitando chi voglia avere una parola di conforto o scambiare quattro chiacchiere a bussare alla sua porta: "se qualcuno vuole parlare con me - scrive- non abbia paura a disturbarmi, cercatemi in chiesa o se non sono in chiesa cercatemi in casa". Insomma, in questo momento il sostegno spirituale occorre più che mai e don Giuseppe lo vuole assicurare come sempre a chiunque ne senta il bisogno. Consapevole delle restrizioni del momento che vietano di celebrare in chiesa i funerali, il parroco dairaghese getta lo sguardo in avanti: "quando saremo tornati alla normalità - scrive - potremo celebrare una messa di suffragio fuori dalle messe di orario nella quale potranno venire i parenti, gli amici e i conoscenti". Lui, dal canto suo, seguita a celebrare la messa delle 8.30 invitando i parrocchiani a seguirla tramite la radio messa a disposizione dalla parrocchia. E conclude con un messaggio di speranza e fraternità: "mi raccomando, non fatevi prendere dalla tristezza e dalla depressione, l'arma per vincere la tristezza è parlare tanto: con Dio e con le persone, più dialogo e meno televisione". Perché, anche ai tempi del Covid 19, il rapporto tra le persone non è mai un pericolo né qualcosa di superfluo.