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Salute, Sociale, Scuola, Cuggiono

"Si rischia di non riaprire"

Oltre 300 le realtà firmatarie: "Costi fissi (personale, tasse...) se non vengono in qualche modo fermati o si trovano misure per tutelarci, rischiano di mettere a dura prova la riapertura".

Hanno il sorriso, proprio come le mattine in cui accoglievano i bambini, Eleonora Riccardi e sua mamma Elena Arosi, ma in queste settimane vi è tanto, troppo, silenzio. In questo periodo di emergenza sanitaria, a dover fare i conti con la situazione ed i costi di ogni giorno sono tutte le realtà che hanno dovuto fermarsi per prime. Tra loro baby-parking, micronidi e ludoteche. Spazi che, parallelamente alle scuole, hanno dovuto chiudere immediatamente.
La Cooperativa sociale ‘I sorrisi dei bimbi’ di Cuggiono, operativa dal 2009, si occupa di servizi legati all’infanzia, con grande soddisfazione di tante famiglie del territorio: "Abbiamo chiuso subito - ci spiega Eleonora - come in fondo forse è giusto che sia. Il problema è che avendo un'attività (con personale da pagare, tasse, bollette e costi fissi) si rischia davvero di non sapere se e quando si potrà riaprire. Stiamo attingendo, noi come tutte le altre realtà analoghe, a fondi propri per coprire le spese, ma speriamo in un aiuto statale altrimenti non so se, quando ci saranno le condizioni, potremo riaprire... Per questo abbiamo creato una rete di contatti con circa altre 300 realtà analoghe per scrivere alle Istituzioni perchè ci vengano incontro, almeno sulle spese fisse".

Nel documento ufficiale, redatto e inoltrato, si legge: "Visto che l’interruzione non è causata da una scelta delle famiglie, non possiamo aspettarci che le famiglie stesse versino, tutte, regolarmente le rette, fatto a cui va aggiunto il necessario rimborso dei buoni pasto che costituiscono un volano di liquidità. Ma al contempo i costi fissi aziendali, dai contributi e stipendi delle collaboratrici agli affitti e alla restituzione di debiti (aziendali o personali) contratti per la struttura stessa, continuano a gravare su di noi e per molte strutture, soprattutto quelle nate da poco, stanno diventando insostenibili. Molte di noi hanno già ricevuto comunicazioni di disdetta da parte delle famiglie. Comprendiamo che il nostro settore, al contrario di altri quali il turismo, abbia un peso relativamente piccolo sul PIL, ma ci permettiamo di far notare che una nostra eventuale chiusura significherebbe, oltre all’ovvia perdita di posti di lavoro, una immediata carenza di servizi per le famiglie che si troverebbero ad affrontare problemi simili a quelli attuali, che non vedrebbero però soluzioni in tempi brevi".

Un drammatico grido di allarme che, ovviamente, fa eco con anche molte altre professioni messe in ginocchio da questa terribile epidemia.

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