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Salute

I misteri dei 'pazienti zero'

Di queste 72 ore italiane rimane un senso di smarrimento per non riuscire ad individuare chi e come abbia portato il virus, tanto più che i focolai sono sicuramente più di uno.

Ci si aspettava di avere a che fare con malati rientrati dall’area di Wuhan e invece bisogna affrontare infettati autoctoni, cosa che preoccupa anche l’Oms. Di queste 72 ore italiane rimane un senso di smarrimento per non riuscire ad individuare chi e come abbia portato il virus in Italia, tanto più che i focolaio sono sicuramente più di uno.

Mancano i casi zero. Dei tre focolai in Veneto e di quello in Lombardia non si riesce a ricostruire l’origine, cioè il contatto di almeno un malato con qualcuno tornato dalla Cina. L’unico sospetto, il manager lombardo di Castiglione d’Adda, è stato “scagionato” dagli esami sierologici. "È lo scenario che ho sempre temuto e si è avverato: il primo contagiato è un italiano che non è mai stato nel Paese orientale", riflette Giovanni Rezza, a capo delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. E allora ci si chiede cosa sarebbe successo se i medici non avessero pensato di ricercare il coronavirus sul trentottenne ricoverato a Codogno con una bruttissima polmonite.

"È stato un colpo di fortuna intercettarlo. Senza quella prima diagnosi forse i casi si sarebbero moltiplicati ancora in modo silenzioso", dice Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa convinto che i pazienti zero non si trovino più perché il virus partito dalla Cina è arrivato in Italia già da tempo. "Evidentemente ha circolato silenziosamente già da gennaio. Se i malati si sono rivolti al sistema sanitario si è pensato che fossero stati colpiti dall’influenza, oppure avevano sintomi così lievi che nemmeno sono andati dal dottore. I pazienti che vediamo adesso potrebbero appartenere alla seconda o terza generazione dei contagiati". Se non stanno più male, o se non hanno mai avuto problemi, i casi zero sono davvero difficili da individuare. Tanto più che il numero dei malati sta salendo e le indagini epidemiologiche sui loro contatti diventano sempre più difficili.

Ma c’è un altro aspetto interessante che sta venendo fuori, cioè la presenza di persone asintomatiche o, come dice Rezza "con sintomatologia lieve. In un periodo influenzale come questo l’allarme scatta solo per i casi più gravi e ci sono moltissime persone a casa per la malattia stagionale sulle quali non si fanno indagini". Anche per questo il coronavirus forse è stato intercettato dopo settimane dal suo arrivo.

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