Occorre riunciare a quacosa? Facciamolo. Non solo per noi, ma per tutti. Perchè ognuno potrebbe essere un nuovo portatore sano, diffondendo in modo incontrollabile il contagio.
Sembra sorprendente pensare come, in questo mondo globalizzato, in cui ordiniamo da un cellulare realizzato in Cina un prodotto indiano, checi viene consegnato a casa da un'azienda americana tramite un lavoratore dell'Ecuador, possano viaggiare così tanto i virus. Quando a poco a poco ci siamo lasciati inserire nella globalizzazione abbiamo preso il 'pacchetto completo': pregi e difetti. E se fa i pregi vi sono prodotti a basso prezzo, possibilità di viaggiare praticamente ovunque e in ogni periodo dell'anno, ricevere milioni di turisti dal mondo alle nostre città,... qualcosa in cambio lo si lascia.
Ecco quindi che il virus più temuto di questo nuovo millenio inevitabilmente sia arrivato anche da noi. Giunto, ironia della sorte, tramite un manager italiano proveniente da Shanghai, assolutamente asintomatico e quindi non 'bloccabile' alle frontiere.
La giornata di venerdì 21 febbraio 2020 rimarrà però indelebile per la Lombardia e l'Italia intera: il 'coronavirus' tanto temuto è diventato una realtà diffusa e non ancora ben controllata.
E così, se prima vi era un eccesso di preoccupazione, o ad essere contagiosa è la paura. La diffidenza sul dove andare, chi incontrare, se davvero necessario partecipare a qualche evento.
Certo, sarebbe delittuoso ignorare la portata di quanto sta accadendo, ma con grande onestà ognungo di noi dovrebbe cercare di fidarsi delle indicazioni del mondo scientifico, del sistema Sanitario e delle decisioni delle autorità competenti, agevolandone il lavoro e ascoltando letteralmente le decisioni suggerite.
Occorre riunciare a quacosa? Facciamolo. Non solo per noi, ma per tutti. Perchè ognuno potrebbe essere un nuovo portatore sano, diffondendo in modo incontrollabile il contagio.
Ma per favore, almeno in questa emergenza, senza caccia all'untore, alla denigrazione sistematica del cinese, dell'asiatico,... perchè è proprio da ciò che pensiamo possa non centrare che dobbiamo preoccuparci.