Sedici anni fa se ne andava per sempre Marco Pantani. Era il giorno di San Valentino: forse non una data a caso, per un campione che aveva davvero fatto innamorare tutti.
La notizia che rimbalza in tv e in radio. E, poi, il giorno dopo, i titoli sui giornali e i tanti, tantissimi messaggi che, uno dopo l'altro, si susseguono: "Se n'è andato", "Ciao Marco", "Grazie di tutto". Le parole, alla fine, si mischiano con le emozioni, la commozione e le lacrime e, in fondo, diversamente non avrebbe potuto essere, perché il 'pirata' (così come era soprannominato), per gli appassionati di ciclismo, ma in generale per ciascuno di noi, era un simbolo, un punto di riferimento, il campione con la 'C' maiuscola, l'atleta capace di conquistare la gente con le sue imprese, la grinta, il carattere, la determinazione e la particolare capacità di metterci sempre 'anima e cuore' in ogni cosa. Pantani... l'idolo, il trascinatore di folle e, oggi, allora, a distanza di 16 anni da quel tragico 14 febbraio del 2004 (quando è stato trovato morto in un residence di Rimini), se da una parte ci si continui ad interrogare su come sia potuto accadere, dall'altra, però, nelle nostre teste si fa largo, contemporaneamente, un pensiero che ancor di più ne testimonia la sua grandezza. Sapete, infatti, quando si dice che ognuno di noi ha il destino scritto, beh... forse per Marco non poteva esserci altra data per lasciarci e volare via. San Valentino, insomma, il giorno da sempre considerato dell'amore e degli innamorati, perché il 'pirata' è stato proprio uno di quegli sportivi che ha fatto davvero innamorare le persone. Lo vedevi alla partenza di una gara e già il cuore cominciava a pulsare 'a mille', lo seguivi chilometro dopo chilometri e i battiti salivano, lo guardavi (a braccia alzate) tragliare il traguardo ed era felicità unica, indescrivibile. Amore assoluto, appunto, per l'impresa che era appena stata compiuta, ma prima di tutto per lui, l'eccezionale campione.