La ‘legalità digitale’, un mondo complessso che occorre studiare e conoscere. Una serie di momenti di incontro, spiegazione e confronto con il vice commissario Mimmo Paolini.
In un’epoca nella quale tutto corre alla velocità di una condivisione sui social, è fondamentale essere coscienti e consapevoli delle potenzialità di tali mezzi e dei rischi che ne derivano. Il vice commissario Mimmo Paolini da undici anni dedica tempo ed energie al progetto ‘Legalità digitale’, con l’obiettivo di promuovere una maggior consapevolezza dell’uso di internet. Sono oltre 20000 gli studenti da lui incontrati, tantissimi i docenti formati e oltre una sessantina di convegni tenuti in tutta Italia. Durante l’anno scolastico 2017/2018 il Dottor Paolini, con l’autorizzazione delle varie Dirigenze Scolastiche, ha creato e somministrato a circa 750 studenti, nati tra il 1999 e il 2008, un questionario con il fine di raccogliere dati attendibili e reali su quelli che sono gli usi e le abitudini delle giovani generazioni sui social. I risultati hanno mostrato chiaramente come, tra i giovani intervistati, sia in forte crescita l’uso dell’applicazione ‘Instagram’, che predilige la condivisione di immagini (spesso del proprio volto e corpo) rispetto ad altre, come Facebook e Twitter, praticamente in via d’estinzione per le generazioni nate tra il 2003 e 2007. Il dato emerso diviene preoccupante, soprattutto in correlazione all’analisi riguardante la seconda parte del questionario, che poneva i ragazzi davanti al tema delicato del sexting. Tale fenomeno, divenuto una vera e propria moda, consiste principalmente nello scambio di messaggi sessualmente espliciti, spesso correlati da foto o video. Ne deriva che almeno il 35% dei giovani intervistati, ricordiamo di età compresa tra i 10 e 19 anni, invia e/o riceve regolarmente foto esplicitamente sexy proprie o di coetanei. Per valutare appieno la gravità dei dati emersi, bisogna considerare come negli ultimi anni i limiti sociali siano fortemente mutati, creando un sistema in generale più libero da vincoli e disinibito. Quindi è chiaro come la valutazione di ciò che può essere considerato privato o pubblico, vari a seconda della fascia di età. Strettamente legato a questo dato, un ulteriore fattore emerso dal campione intervistato, è la dichiarazione di non conoscere il significato di web-reputation; che spinge dunque ad agire sui social, e più in generale nel mondo di internet, con incoscienza e superficialità Questa leggerezza con cui i giovani si muovono nell’intricato mondo virtuale, legata alla disinibizione sociale, porta inevitabilmente al fenomeno del Cyberbullismo (una forma di bullismo condotta però attraverso strumenti telematici). I dati raccolti in merito sono preoccupanti, soprattutto se considerati in rapporto alla fascia d’età a cui si riferiscono (10-19 anni). La Campagna, condotta dal Dottor Paolini, ha proprio lo scopo di guidare i giovani e le loro famiglie in un percorso di conoscenza degli strumenti digitali e dei potenziali rischi che comportano. In particolare, l’appello rivolto alle famiglie è quello di attuare un controllo senza scrupoli e una presenza costante nel rapporto dei minori con il mondo digitale. È necessario prestare molta attenzione ai segnali che i giovani inviano ma che, troppo spesso, vengono letti in modo superficiale, non cogliendo la reale gravità.
I NUMERI (SU 746 STUDENTI)
Uso dei social
- 61% Instagram
- 18% Snapchat
- 10 % Facebook
- 2% Twitter e altri
I numeri del sexting
- 30% conosce il fenomeno
- 17% ha considerato l’ipotesi di inviare foto o video esplicitamente sexy di sé o di terzi
- 13% ha fatto sexting
- 6% ha ammesso di aver subito episodi di bullismo mediatico