L'Aquila ricorda chi, oggi, non c'è più. Tante dimostrazioni di vicinanza dall'Italia intera
E' passato un anno da quella terribile notte tra il 5 e il 6 aprile quando, all'improvviso, la terra inizio a tremare, portandosi via, con sé sogni, speranze e il futuro di tanti giovani, adulti, bambini e anziani. A dodici mesi esatti il ricordo, tremendo e orribile, di quanto successo in Abruzzo è ancora vivo in ciascuno di noi. Sono ben visibili, nei nostri occhi, le immagini che le televisioni di tutto il mondo hanno mandato in onda, poche ore dopo il violento sisma, le fotografie sui giornali. Nelle nostre orecchie e nelle menti risuonano ancora i suoni delle sirene dei mezzi di soccorso, le urla di chi chiedeva aiuto e vedeva lentamente spezzarsi ogni speranza di ritrovare vivo un suo caro o un amico. Così come i pianti di coloro che, invece, erano riusciti a salvarsi, lacrime di rabbia e disperazione per una vita tutta da ricostruire, miste alla commozione per essere usciti vivi dalle macerie. Alla fine i morti furono 308 e millecinquecento i feriti. Per questo, oggi, l'Abruzzo e l'Italia intera hanno voluto fermarsi, per rendere omaggio e onore a coloro che non ci sono più, ma anche a chi è sopravvissuto e, in questi mesi, ha lavorato, con costanza e tenacia, per tornare a vivere. Tante dimostrazioni di affetto sono arrivate nel corso dell'intero anno, non solo dalle istituzioni che, in quelle terre hanno portato, con tempestività e grande impegno, aiuti continui, bensì anche dai singoli cittadini. Gente normale che ha voluto far sentire la sua vicinanza, sempre, in ogni ora del giorno. Piccoli o grandi gesti, forse poco importa, ciò che, invece, è davvero significativo è come il nostro Paese, forse mai come in questa occasione, ha saputo dimostrarsi unito.