“La costituzione del Refettorio racconta un'altra storia, quella di una scintilla nata da un incontro di desideri di persone”
Dimenticate le asettiche e fredde mense sociali. Il Refettorio Ambrosiano nel quartiere periferico Greco di Milano è una vera e propria mensa d'arte contemporanea... Non si configura come una raccolta di opere lì confluite come in un museo o in una collezione pubblica o privata. “La costituzione del Refettorio racconta un'altra storia, quella di una scintilla nata da un incontro di desideri di persone” (fu fondamentale l’apporto dello chef Massimo Bottura, che ha ideato il Refettorio Ambrosiano con Davide Rampello e Caritas Ambrosiana) dentro un evento come 'EXPO 2015 Nutrire il Pianeta - Energia per la vita', realizzando un progetto culturale e sociale a partire da una mancanza: quella del cibo negato, trasformando le eccedenze (e sono molte e sarebbero semplicemente buttate via) di cibo in piatti reinventati da cuochi stellati e poi da altri operatori e volontari in un luogo dedicato che da vecchio teatro parrocchiale degli anni 30 ormai in disuso si apre a Refettorio per le persone in difficoltà. Per questo spazio gli artisti invitati hanno realizzato opere d'arte, i 13 tavoli d’autore (unici), le ditte hanno offerto oggetti di design (lampade, servizi di piatti, stoviglie di primissima scelta). “Una sinergia che costituisce un unicum di carità e bellezza”. Un luogo “buono” e “bello” dove solidarietà ed arte si incontrano nella convinzione che la bellezza, in ogni sua forma, sia veicolo di promozione della persona e strumento per riconoscerne la profonda dignità. All'esterno colpiscono subito la scritta luminosa 'NOMOREEXCUSES' (non più scuse), il messaggio che scuote ogni coscienza e che campeggia con le sue “lettere capitali in neon blu, su una facciata, all'interno del cornicione, trasformandolo in un fregio contemporaneo”, e la grande 'Porta dell'Accoglienza' di Mimmo Paladino, che richiama quella omonima di Lampedusa realizzata dallo stesso scultore nel 2008 per ricordare i migranti morti in mare durante le traversate; un'opera impreziosita da una decorazione plastica costituita da oggetti (pane, cassetta di pesci, piatti, bottiglie di vino e acqua, ciotole, un mestolo, una figura a mezzo busto che probabilmente simboleggia colui che offre accoglienza) quasi a tutto tondo che sporgono dalla superficie, nei colori tenui della terra e dell'acqua. La sua soglia stretta che si spalanca poi sulla luminosità dell’ambiente ricorda il gesto umile di chi accoglie. Sempre dell'artista Mimmo Paladino è 'Ciotola vuota', una vetrata collocata nella controfacciata del Refettorio, come “richiesta di nutrimento che vuole essere riempita quale esigenza profonda dell'uomo”. Di poliuretano rigido pigmentato invece la scultura pop colorata di Gaetano Pesce 'Acquasantiera': “simbolo di vita e rimando alle pratiche di abluzione e purificazione da effettuare prima di accostarsi al cibo e alla mensa”. Al centro della parete che separa il vestibolo dalla zona conviviale 'Pane Metafisico' di Carlo Benvenuto: il pane spicca sul tavolo e sull'ambiente totalmente bianco raffigurato, “un'astrazione divenuta realtà nella luce che annulla lo spazio”. Di dimensioni notevoli invece l'opera collocata su una delle pareti lunghe del Refettorio realizzata con la tecnica dell'affresco da Enzo Cucchi, esponente del movimento della Transavanguardia, 'Homo Novus'. Su uno sfondo grigio sfumato, un bastone, forse un pastorale, occupa tutta la sua lunghezza e può essere interpretato come uno dei simboli del pellegrinaggio e dell'uomo in cammino. Forme di pane dipinte si sovrappongono a un sentiero dai toni di colore rosso, che richiama il sangue e il corpo di Cristo. “Il bambino-neo-nato, circondato da raggi stilizzati, in corrispondenza del manico del bastone, diventa colui che ha compiuto il percorso di rinascita, diventando homo novus e simbolo dell'umanità stessa, rinnovata dal sacrificio di Cristo”. La via della bellezza diviene così via di salvezza.