La storia del castanese Paolo Croci e il suo passato da arbitro
Gran parte della sua vita l’ha trascorsa sui campi di calcio. La mattina, il pomeriggio e, a volte, anche la sera, sempre a calcare questo o quel terreno di gioco. Solo che, come molti potrebbero pensare, Paolo Croci, castanese ‘doc’, non era un giocatore, ma ricopriva un ruolo, oggi troppo spesso criticato e, per molti aspetti, davvero difficile, che è l’arbitro. Qualche giorno fa lo abbiamo incontrato nella sua abitazione di Castano. Davanti a sé ha qualche foto d’annata, immagini che lo riportano con la mente a quegli anni. C’è lui, davanti ai due capitani prima del fischio d’inizio o ancora con la palla sotto il braccio mentre si accinge ad entrare in campo. Ricordi di un passato, non, poi, così lontano, dai quali traspare tutta l’emozione e la passione che Paolo metteva ogni volta che doveva arbitrare una gara. “Ho cominciato da giovanissimo all’oratorio durante i diversi tornei che venivano organizzati, poi mi si è presentata l’occasione ed ho frequentato il corso a Legnano. Dopo tre mesi e l’esame finale è, quindi, iniziata la mia carriera di arbitro. Era il 1968, e non mi sono più fermato fino all’82. Il primo incontro è stato Cuggiono - Turbighese, Juniores, per, poi, fare tutta la trafila: Terza categoria, Seconda, Prima fino alla Promozione, dove ho, ufficialmente, appeso le scarpe al chiodo in occasione dell’incontro tra Pero e Cernusco sul Naviglio. Successivamente, per altri due anni, ho provato a fare il commissario per la Federazione, ma giudicare gli altri ‘l’è no el me miste’”. Signor Paolo, qual’è il ricordo più bello e quello più particolare? “C’era la finalissima di un torneo estivo a Robecchetto, a cui partecipavano anche alcuni giocatori di serie A, ed io sono stato chiamato per arbitrarla: una bellissima soddisfazione. Il ricordo più particolare, invece, è legato ad un Magenta – Abbiategrasso: il Magenta stava vincendo 1 - 0 a pochi minuti dal termine quando ho fischiato due rigori per l’Abbiategrasso che ha, così, vinto la sfida; sono stato scortato dai vigili fino alla rotonda di Inveruno…”. Cosa ne pensa degli arbitri dei giorni nostri? “Ne devono fare di strada per arrivare ai livelli degli Agnolin e dei Lo Bello, i miei idoli. Erano di un’altra categoria». Un’ultima curiosità: se dovesse tornare indietro...“Rifarei, senza dubbio, tutto quanto il percorso”.