Questa insolita crisi politica agostiana sta per volgere al termine: Mattarella scioglierà le Camere o reggerà l'ipotesi di nuovo Governo Giallo-Rosso?
In questa insolita soap-opera estiva che sta appassionando (o agitando) 60 milioni di italiani, si avvicina la fine della cosiddetta crisi estiva iniziata lo scorso 8 agosto. Con il secondo giro di consultazioni, infatti, il Presidente Sergio Mattarella tirerà le fila delle posizioni dei partiti politici e si capirà se il paese Italia andrà a imbattersi con le elezioni anticipate, un Governo di scopo/elettorale o una nuova alleanza Giallo-Rossa (più sfumata l'ipotesi del ritorno Giallo-Verde).
Ma partiamo dall'inizio e da alcune osservazioni obiettive sulla vicenda. Malgrado gli ultimi annunci social e un tono molto più istituzionale (ultimamente sono spariti i beach tour e Salvini è praticamente sempre al Viminale), la crisi è stata innescata dal leader della Lega dopo il voto sulla TAV. Nonostante qualche distinguo, sembra che la maggior parte dei leader leghisti fossero concordi con il tagliare la spina al governo giallo-verde. Ma allora cosa è successo che ha rimescolato tutto?
Sicuramente Matteo Salvini o si è fidato troppo di Zingaretti (si mormora di un accordo comune per andare al voto) o ha sbagliato a far i conti. Tanto che la durissima reprimenda del premier Giuseppe Conte ha innescato un susseguirsi di variazioni di posizioni tra i partiti. Tra un riammorbidirsi della Lega verso un continuo al Governo, il tentativo di Matteo Renzi di creare nuove alleanze, i 5 Stelli divisissimi ma concordi con il timore di venire quasi annullati in caso di voto anticipato.
Una prima risposta alla crisi, l'ha però fornita il Presidente della Repubblica Mattarella: "Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni". Ecco la prima indicazione: come non era previsto pubblicamente il governo Lega-5 Stelle, non lo sarebbe nemmeno quello Pd-5 Stelle, ma i numeri parlamentari permettono di formare maggioranze di governo senza andare contro la Costituzione. Alcuni partiti hanno il diritto di richiedere le elezioni, ma non sono necessarie in caso si formi una qualunque maggioranza in aula.
Le divisioni politiche tra 5 Stelle e Pd, soprattutto interne agli stessi partiti, sono particolarmente evidenti, ma ciò non toglie che l'ipotesi di un Conte 2.0 sia molto possibile. In questo caso il premier non sarebbe più 'avvocato del popolo', ma realmente un rappresentante del gruppo di Beppe Grillo. Le pressioni da parte di più istituzioni, personaggi, volti storici della politica su Zingaretti sembra stiano facendo il resto.
Rimane però la vera domanda: e noi italiani? La crescita è a zero, servono riforme per il lavoro, va bloccato l'aumento dell'iva. Comunque vada a finire tra oggi e domani, da giovedì è doveroso tornare a lavorare per il Paese.