Con un viaggio a sorpresa la mattina del 1° luglio, il presidente libico Serraj è arrivato in Italia e ha incontrato Matteo Salvini. Un meeting 'top secret': cosa si saranno detti?
Con un viaggio a sorpresa la mattina del 1° luglio, il presidente libico Serraj, sotto costante assedio delle truppe ribelli guidate dal generale Haftar, amico dei francesi, ha fatto capolino in Italia. Ma non è andato a Roma, come ci si poteva aspettare, per parlare con il Premier Conte o con il Ministro degli Esteri Milanesi, bensì a Milano, per parlare, indovina un po’ con chi, con il Ministro degli Interni, alias Premier in pectore, Matteo Salvini. Un meeting top secret, che le indiscrezioni definiscono “molto proficuo” e che potrebbe coincidere con un importantissimo punto di svolta per il futuro prossimo del nostro Paese. Posto che non siamo a conoscenza delle tematiche affrontate, ma che immaginarle non sarebbe poi così difficile, proviamo a ipotizzare, volando raso terra, un semplice scenario che cambierebbe radicalmente lo stato delle cose. Innanzitutto, una connotazione storica: l’incontro è avvenuto proprio in contemporanea con lo stallo della SeaWatch3, che ha esposto Salvini agli affondi ipocriti di diversi Paesi europei, tra i quali la Francia, e il mediaticamente silente mutamento dell’offensiva ribelle in guerra civile. Quindi, se vale la legge per cui il nemico del mio amico è mio nemico, ecco che Libia ed Italia si trovano per certi versi a combattere su tavoli differenti lo stesso paese: la Francia. L’asse tra Serraj e Salvini, qualora si concretizzasse, potrebbe portare al nostro Paese in primo luogo la centralità nella gestione politico-diplomatica della Libia una volta stabilizzata e, in secondo luogo, la calmierazione dei flussi migratori in una sorta di rewind al tempo degli accordi di Berlusconi con Gheddafi. Ma anche guardando verso l’Europa, all’Italia si potrebbe prospettare un nuovo ruolo come punto di riferimento per tutti quei Paesi allergici alle politiche tedesche e francesi, fatta salva la possibilità che si realizzi l’ascesa della Le Pen. Dal punto di vista interno, invece, le cose non cambieranno più di quanto previsto, con un esecutivo leghista che si avvicina di giorno in giorno, fino a quando, probabilmente, non arriverà marzo. Salvini ormai governa, o almeno ci prova, da solo da diversi mesi e, se riuscirà, ha intenzione di anticipare la finanziaria all’estate, il tutto mentre Di Maio, assorto in lotte intestine e vincoli di mandato, sgomita per restare in piedi. Insomma, il viaggio di Serraj è un’investitura ufficiosa per Salvini, ma soprattutto l’occasione per tornare centrali nelle scelte geopolitiche della Libia.