Quanto è difficile fare i genitori? Tanto, ancora di più in questo XXI secolo così tecnologico e informatizzato. Come gestire, allora, l’educazione tecnologica dei figli?
Quanto è difficile fare i genitori? Tanto, ancora di più in questo XXI secolo così tecnologico e informatizzato. Che mette le mamme ed i papà di fronte a prove e problemi ‘di connessione’ che loro stessi non hanno mai dovuto affrontare da bambini; i genitori, in altre parole, non possono attingere alle loro esperienze infantili per fare fronte a questa emergenza. Uno studio della Commissione Europea incentrato sul rapporto tra tecnologia e bambini dagli 0 agli 8 anni, condotto su 234 famiglie in 21 diversi paesi europei, rivela quindi che i genitori vorrebbero avere a disposizione maggiori informazioni su come gestire l’educazione tecnologica dei figli.
Tale madre/padre, tale figlio: l’apprendimento per imitazione
Ci sono dei video online che mostrano bambini di meno di un anno che applicano i sistemi di gestione degli strumenti digitali al libro cartaceo: ecco che, allora, per girare la pagina cercheranno di scorrere semplicemente il dito su di essa da destra verso sinistra, o per ingrandire il testo o l’immagine scorreranno in obliquo due dita sulla pagina stessa, come si farebbe con un tablet. È evidente che questi bambini hanno osservato i genitori leggere o sfogliare più spesso un dispositivo tecnologico rispetto a un libro, una rivista o un quotidiano. Quello che occorre tenere a mente è che i bambini apprendono essenzialmente per imitazione e che le persone che sono automaticamente portati a imitare sono i genitori, i loro esempi per eccellenza. Se non volete che i vostri figli, una volta cresciuti, usino lo smartphone a tavola, forse sarebbe meglio non usarlo in prima persona mentre si mangia e, soprattutto, non cercare di tenerli a bada al ristorante mettendogli davanti al naso un tablet. Allo stesso modo, non aspettatevi che il figlio adolescente sia riservato su Facebook (o meglio Instagram, visto che i giovani da Facebook stanno scappando per non dover convivere nello stesso spazio virtuale dei genitori, appunto) se voi stessi postate ogni singola gita, vacanza o pasto consumato.
Sui social network solo a 14 anni?
Pur rispettando la privacy del figlio, non solo offline ma anche online, dare un’occhiata a ciò che la prole combina soprattutto sui social non fa mai male. L’importante è farlo nei tempi e nei modi giusti, affinché ad un certo punto il bambino/adolescente sia in grado di cavarsela da solo responsabilmente. Teniamo conto che il nuovo regolamento europeo sulla privacy denominato GDPR avrebbe fissato in 16 anni l’età minima per l’offerta di servizi digitali, ma l’Italia ha abbassato questo limite in 14 anni in sede di recepimento della normativa. Sappiamo bene, inoltre, che la vita digitale dei nostri figli comincia molto prima, con Whatsapp per esempio - che, ricordiamolo, pur essendo ‘vincolato’ al numero di telefono viene pur sempre considerato un social network. La morale qual è? Che l’educazione digitale dei figli parte dall’educazione digitale dei genitori, che nella maggior parte dei casi sono dei totali autodidatti in materia e che, a volte, sono addirittura meno preparati dei figli stessi. Un luogo che potrebbe assolvere all’importante compito di sensibilizzarli e istruirli è la scuola pubblica, che potrebbe fungere da punto di contatto tra le famiglie, gli alunni e gli esperti in materia. Ma l’esigenza di approfondire l’argomento e impegnarsi responsabilmente nel comprenderlo non può che venire dai genitori stessi.