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Il bastian contrario

Abbattere San Siro?

Da giorni è in essere una disputa infinita sul destino, che dovrebbe toccare in sorte al più bello e vincente stadio italiano: S.Siro.

Da giorni è in essere una disputa infinita sul destino, che dovrebbe toccare in sorte al più bello e vincente stadio italiano: S.Siro. Il “Meazza”, o per i più affezionati “la scala del calcio”, è stato catapultato al centro dell’attenzione mediatica, per una più che probabile possibilità che venga letteralmente abbattuto, facendo spazio ad un nuovo impianto in comproprietà delle due squadre milanesi. Milan e Inter, infatti, che da tempo non parlano più la lingua dei club che contano, e che, credo, ne sentano particolarmente la mancanza, avrebbero ormai definitivamente deciso di accantonare l’ipotesi dell’ennesimo ammodernamento dell’impianto esistente, che risale ormai al 1925, e di provare a rilanciarsi ripartendo dall’elemento essenziale del fatturato. Subito il coro dei romantici più scettici si è fatto sentire, ma fortunatamente pare non aver avuto l’eco necessario a influenzare le decisioni delle due società. Abbattere S.Siro non è giusto o sbagliato; abbattere S.Siro è strettamente necessario. E lo è per il bene dei tifosi. Perché per rivedere giocatori come Van Basten e Ronaldo indossare magliette rosso-nero-azzurre, non bastano volontà e risultati sportivi, ma è necessario un background economico di grande spessore. Marotta e Gazidis sono stati presi appositamente per ridare lustro ai bilanci di due squadre che ad oggi fatturano la “miseria” di 200 milioni all’anno, che, se paragonati alle grandi del calcio europeo paiono noccioline. La strada da seguire è tracciata e ne è buon esempio proprio quella della squadra di provenienza dell’attuale AD del Milan, l’Arsenal. Nel 2006 le polemiche colpirono i “gunners” per la scelta di abbattere quello che una volta era, com’è attualmente S.Siro, un monumento del calcio moderno: Highbury Park. Ai tempi l’Arsenal fatturava circa 190 milioni. Oggi l’Emirates Stadium consente agli inglesi di incassare quasi 130 milioni all’anno dalle gare casalinghe, i quali hanno permesso di incrementare gli investimenti e rivalutare la rosa. Morale della favola: l’ultimo bilancio d’esercizio ha fatto segnare quota 430 milioni di ricavi. E tutto ciò in soli 10 anni. Per di più, e sarei pronto a scommettere, oggi nessun tifoso bianco-rosso si direbbe disponibile a barattare il nuovo stadio per il vecchio, perché è il progresso che avanza e che solo dopo ci fa sentire meglio. L’ostacolo più grande è la paura di cambiare; l’obbligo irrimandabile è quello di riporre la nostalgia di ciò che abbiamo amato, aprendo alla possibilità che il meglio debba ancora venire.

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