Lo scorso mercoledì, il Parlamento Europeo ha approvato una nuova legge sul copyright che sta facendo molto discutere, creando due fazioni dalle posizioni piuttosto aspre.
Lo scorso mercoledì, il Parlamento Europeo ha approvato una nuova legge sul copyright che sta facendo molto discutere, creando due fazioni dalle posizioni piuttosto aspre. Da una parte ci sono, nel nostro Paese, la SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori, la Fieg - Federazione Italiana Editori Giornali, e tutti coloro che rappresentano e difendono il lavoro creativo. Dall’altra parte, i colossi del web e tutti i sostenitori di un mondo online che garantirebbe a tutti una vera libertà di espressione e di informazione, per lo più a titolo gratuito.
Che cos’ il copyright?
Il copyright è il diritto d’autore, ovvero la protezione delle opere creative come film, musica o letteratura dalla riproduzione illecita. Una classica sperimentazione di questo concetto si può avere nella vita quotidiana al momento di organizzare una festa con musica o un matrimonio, per i quali occorre pagare la “famosa” SIAE. Cosa vuol dire? Significa che per poter riprodurre brani musicali di artisti che fanno della musica il loro mestiere occorre pagarli, seppur indirettamente, pagando la società che si occupa di tutelare le loro opere d’ingegno. La legge europea sul copyright risaliva ormai al 2001, quasi vent’anni fa, e risultava totalmente inadeguata nella tutela del diritto d’autore in un mondo sempre più connesso e digitale.
Cosa cambia con la nuova legge?
Con questo nuovo testo di legge, l’Europa si è schierata al fianco dei produttori “tradizionali” di contenuti, a discapito dei nuovi operatori del web e soprattutto dei giganti come Facebook e Google. Le principali novità riguardano la riproduzione online di contenuti editoriali quali gli articoli di giornale, che per essere ripubblicati online dagli aggregatori di notizie come Google News, per esempio, dovranno ricevere adeguata remunerazione. Se la ricerca di Google vi restituirà tra i risultati un articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera, quindi, significherà che l’editore della testata avrà ricevuto da Google adeguata remunerazione, che l’editore dovrà inoltre assicurare all’autore dell’articolo stesso. L’altra novità riguarda la pubblicazione online di contenuti coperti da copyright, che deve essere coperta da apposita licenza; sarà, d’ora in avanti, la piattaforma di pubblicazione a doversi assicurare i relativi diritti. È il caso, per esempio, della pubblicazione su Facebook: non sarà l’utente singolo il responsabile del diritto d’autore di ciò che pubblica, bensì il social network, che dovrà assicurarsi di rimuovere ogni contenuto che violi le norme sul copyright. Tali norme di responsabilità non si applicano, però, a società con fatturato inferiore ai 10 milioni o meno di tre anni di attività.