Il processo che porta alla progressiva decrescita della pratica religiosa in Italia e - più in generale - in Europa, è iniziato oltre un secolo fa ed è molto complesso.
Il processo che porta alla progressiva decrescita della pratica religiosa in Italia e - più in generale - in Europa, è iniziato oltre un secolo fa ed è molto complesso ed articolato. Il Sole 24 ore del 3 luglio 2018 segnala che in Italia le persone che affermano di partecipare spesso ad una funzione religiosa sono il 40% della popolazione; percentuali affini si ritrovano anche in Austria, Svizzera, Irlanda, mentre in Portogallo sono anche più alte. Se è vero che il numero dei cattolici cresce in Africa, è pur vero che decresce costantemente in Europa, in America e in Australia, cioè nel cosiddetto Occidente. Chi scrive non ha né la pretesa, né la competenza per tentare analisi sulle cause della decrescita religiosa in Occidente, però sarebbe forse il caso di porsi qualche domanda. Per esempio, è interessante che le aree di maggior secolarizzazione siano le più manifestamente pervase dal consumismo. Una coincidenza? Nei Paesi dell’est europeo, caduta la cortina di ferro si è immaginato che si aprisse una stagione di risveglio religioso, ma l’invasione della mentalità consumistica ha spento presto gli entusiasmi. Perché puntare il dito sul consumismo? Esso ha la caratteristica di distrarre dalle domande profonde: toglie di mezzo le questioni di senso, gli interrogativi sul significato della vita, cerca di nascondere la morte stessa e di banalizzare la nascita, riducendo l’esistenza umana ad una catena produttiva e riproduttiva. Tale disumanizzazione - perché di questo si tratta - presenta Dio e la pratica religiosa come reliquati di un altro tempo. C’è poi un altro aspetto che vorrei evidenziare: mi chiedo se nella società della conoscenza (cioè l’Occidente contemporaneo) i credenti possano ancora accontentarsi di una conoscenza sommaria e grossolana della propria religione, dei suoi fondamenti e della sua storia. La risposta, in questo caso è facile: certamente no.