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Sport, Attualità

Una spedizione più scura che chiara

Il bilancio finale racconta di sole cinque medaglie: un oro, un argento e tre bronzi.

Si sono concluse nella giornata di domenica le Olimpiadi Invernali di Vancouver, che hanno visto trionfare nel medagliere i padroni di casa canadesi, con la ciliegina sulla torta dell’attesissimo oro nell’hockey maschile, il loro sport nazionale. Un’edizione dei giochi per certi versi controversa, visti i molti problemi di sicurezza che hanno messo in grave imbarazzo il CIO e gli organizzatori del paese della foglia d’acero, ma che sono riusciti a regalare anche grandi emozioni, come la straordinaria esibizione della coreana Kim Yu Na nel pattinaggio, record mondiale e medaglia d’oro strameritata. Molto meno bene è andata la spedizione italiana che, per quanto consapevole di non poter replicare i cinque ori conquistati a Torino 2006, ha raccimolato solo un oro, un argento e tre bronzi. Le medaglie meno pregiate sono arrivate dai giovani Alessandro Pittin (combinata nordica) e Arianna Fontana (short track 500m), oltre all’immancabile Armin Zoeggeler nello slittino (quinta medaglia olimpica consecutiva per lui). L’argento è arrivato nella prima settimana di gare grazie a Pietro Piller Cottrer nella 15km tecnica libera di fondo, ma ha pagato in maniera esagerata lo sforzo arrivando in cattive condizioni per le gare della seconda settimana. A salvare l’onore della nazione ci ha pensato Giuliano Razzoli, reggiano di 25 anni, che nella penultima giornata di gare ha vinto la medaglia d’oro nello slalom speciale, 18 anni dopo la prima, storica medaglia di Alberto Tomba, a cui tutti ormai lo associano. Nonostante tutto, queste medaglie non possono essere considerate un buon bottino per la nostra squadra, che ha avuto sì un po’ di sfortuna (alcune medaglie di legno, specialmente nello sci alpino), ma ha anche molto deluso in settori in cui ci ritenevamo fortissimi (sci di fondo e Carolina Kostner su tutti). Ne è consapevole Gianni Petrucci nel commento di fine Olimpiade, che ha così sintetizzato: «Il mio voto finale all’Italia è tra il cinque e mezzo e il sei meno. È stata per i colori italiani un’edizione in chiaroscuro». Ecco, bisognerebbe dire anche più scuro che chiaro, ma questo ovviamente lo possiamo dire noi...

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