La mia infanzia risale a molto e molto tempo fa perchè di anni né ho parecchi. Ero il primo di sei fratelli ed io e mio fratello Mario eravamo anche i più discoli.
La mia infanzia risale a molto e molto tempo fa perchè di anni né ho parecchi. Ero il primo di sei fratelli ed io e mio fratello Mario eravamo anche i più discoli. Eravamo inseparabili in quegli anni dove si pativa un po’ la fame ed anche tutti i nostri giochi avevamo il solo fine di riempire la pancia. Mi ricordo come se fosse ieri che un giorno, mentre saltavamo su e giù per il cortile, avevamo scoperto la porta della dispensa aperta e il piccolo locale della cantina incustodito, che di solito era sbarrato o, se aperto, c’era un gendarme chiamato mamma a presidiarlo per evitare che qualcuno cadesse in tentazione e rubasse qualcosa. L’occasione era imperdibile e subito tra me e mio fratello scattò uno sguardo d’intesa, ci fiondammo in dispensa e rubammo un salamino. Eravamo felicissimi, potevamo fare una merenda squisita, in fondo era solo un piccolo salamino fra tanti appesi... nessuno se ne sarebbe accorto se mancava. Ma capimmo ben presto di essere stati troppo ingenui, di lì a poco infatti sentimmo la mamma urlare che arrabbiatissima cercava il colpevole, così, a gambe levate, senza neanche pensarci scappammo nel bosco. Non era di certo la prima volta, ogni qualvolta che ne combinavamo una il bosco era il nostro rifugio. L’aver rubato un salamino però era una colpa grave e l’arrabbiatura della mamma non sarebbe passata tanto in fretta, per sicurezza quindi girovagammo nel bosco per tre giorni. Eravamo tranquilli tanto sapevamo che a casa nessuno si sarebbe preoccupato di venirci a cercare poiché erano abituati alle nostre marachelle e tutti ormai avevamo capito che i ladri del salamino eravamo noi. Come tutte le altre volte ci nutrimmo di frutta selvatica e uova pronte per la cova che trovavamo nei nidi, sembra strano ma era un cibo buonissimo per quell’epoca. Dopo tre giorni provammo a tornare a casa tastando però prima il terreno per vedere se l’arrabbiatura era svanita, capimmo che la mamma era tranquilla, con l’immenso lavoro che doveva svolgere ormai i pensieri erano andati altrove, tornammo quindi in famiglia come se non fosse successo nulla. Quando racconto questo ai miei nipoti io stesso quasi non credo di aver vissuto quei tempi, tante cose sono cambiate, ora la pancia è sempre piena e dalla dispensa non rubo più niente ma rimango il discolo di allora e proprio in questi giorni sono tornato a combinare marachelle insieme a mio fratello. (Bisnonno Antonio - Turbigo, fine anni ‘30)