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Il bastian contrario

Tav e quel duello con gli escavatori

Nel deserto delle alternative politiche alla filosofia giallo-verde, succede anche che l’opposizione all’operato dell'attuale governo sia il governo stesso.

Nel deserto delle alternative politiche alla filosofia giallo-verde, succede anche che l’opposizione all’operato del governo sia il governo stesso. E, vuoi che sia il clima delle europee o lo spirito dei due partiti, ci troviamo oggi davanti ad un esecutivo, la cui unica opposizione siede, a turno e in modo paradossale, in Consiglio dei Ministri. Salvini, che non ha mai dimenticato da dove viene il suo elettorato, dopo aver travasato una marea di voti a 5 stelle nel bacino verde, barcamenandosi con proposte inverosimili alla stregua di oasi nel deserto, si è preso la Tav e si è eretto a paladino del mondo che lavora e che produce. L’opera tra Torino e Lione rappresenta solo virtualmente un passaggio ferroviario, mentre tutti i diretti interessati sanno bene che l’esito del braccio di ferro su di questa è uno spartiacque determinante, in grado di influenzare le intenzioni di voto. Davanti alla Tav ci sono due versioni di Italia contrapposte. Da una parte l’Italia del no, chiusa in una visione priva di prospettiva e inibita dalla favola dei costi-benefici (che peraltro dimostrano tutti i vantaggi della realizzazione: circa 5800 posti di lavoro all’anno solo in Italia, ripresa commercio transalpino, in calo negli ultimi anni, e velocità di trasporto anche per i cittadini). Dall’altra, invece, c’è il paese, rappresentato in campione dalla piazza di Torino di dicembre, che ha riposto nello sviluppo economico e infrastrutturale l’ultima speranza di rivedere un’Italia competitiva. Di Maio non può mollare la presa e Salvini lo sa bene. Perciò il leader leghista non ha nessuna intenzione di forzare la sua posizione, preferendo la politica dei sorrisi a quella della tensione, lasciando che siano i grillini a muovere per primi. Questo perché il tempo è dalla parte del carroccio. Salvini è consapevole di avere sostegno sull’opera anche dall’elettorato che non lo ha votato e dunque che ogni giorno che passa, senza che un trivellatore si fermi, è un giorno vincente per la Lega. Al contrario, per i grillini avvicinarsi alle europee con forse un’unica rata erogata di RdC in 10 mesi di governo, la Tap concessa e la Tav non bloccata, sarebbe un rischio troppo grosso. Ed è anche per questo che Grillo ha scatenato il suo uomo da caciara, Di Battista, per cercare di portare un po’ di confusione con insulti e falsità, quasi che impugnasse una spada per combattere gli escavatori.

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