Ora migliaia di foto digitali, un tempo quegli scatti che invadevano le tavole. Tanti ricordi che parlano di noi, del nostro passato, del presente e delle persone.
L’apparecchio tecnologico, quello che teniamo tra le mani, è diventato ormai il prolungamento dei nostri arti. Un tutt’uno con la nostra persona che procede apparentemente indenne tra la novità quotidiana. Poi il mouse, che con la sua rotella ci permette di scorrere le pagine web e le nostre raccolte di sentimenti e ricordi contenuti negli hard disk. Sempre più capienti. Un terabyte, può ospitare migliaia di informazioni espresse in formule matematiche, che collegate ad uno schermo prendono luce e diventano fotografie. Immagini dei nostri momenti più belli, di memorie che “lacchiamo” in photoshop pensando di conservarne l’età, il tempo, il pregio. Segnali e impulsi elettrici generati da una batteria al polimero di litio, che ricarichiamo ogni sera per avere a portata di mano la nostra vita, il giorno successivo. Sentimenti che possiamo “scrollare” con il pollice, ma di cui non possiamo toccarne la consistenza, il profumo della carta che ingiallisce nel tempo e i segni che la vita regala. Ricordo quando, da bambino, durante il periodo delle feste, i nonni davano sfogo al ricordo della loro gioventù attraverso le fotografie contenute nelle scatole dei biscotti. Dei piccoli forzieri, dove la memoria affiorava attraverso l’autenticità di rettangoli di luce impressi da una pellicola. Si stava attorno al tavolo, le immagini invadevano la tovaglia rossa, tra le briciole e i bicchieri di un pranzo consumato da poco tempo. E si aveva la testa bassa e le mani che frugavano e diventavano nere a poco a poco a causa dell’emulsione che stava svanendo. Le fotografie si guardavano e si assaporavano, avvicinandole al viso per riconoscerne i soggetti, poi si passavano alla zia seduta accanto. Una condivisione e un’opportunità per fermarsi e trovare il tempo di riflettere, in compagnia. Ritratti dai bordi frastagliati di persone sconosciute, piccole foto tessere, i ricordi di una vacanza al mare, la fotografia del nonno sulla Lambretta e il giorno del suo matrimonio. Oggi invece, la stimolazione visiva, sempre più veloce, sembra invaderci in maniera quasi totalizzante senza lasciarci lo spazio necessario per la riflessione, per il piacere di gustare le forme del nostro vivere e per capire il mondo che cambia. Un’immagine dura tre secondi, poi viene sostituita facendo scorrere il dito su un piccolo rettangolo di cristallo sensibile. Un like. Suona il telefono e tutto finisce. Conservo ancora la scatola dei biscotti, è nella libreria in compagnia dei volumi di grandi fotografi. Forse è un libro che non è mai stato editato, o probabilmente è bene che quella raccolta di immagini rimanga sparpagliata e si ossidi nel tempo per creare un frammento di storia.