Una riflessione sulla situazione economica che riparte dalla crisi del 2008.
Sembravamo fuori dal tunnel, l’economia italiana, europea e mondiale aveva ripreso, seppur lentamente, a camminare e la crisi economico-finanziaria del 2008 pareva definitivamente alle spalle. Eppure, come fosse un brutto incubo, il 2018 è stato foriero di nuove nuvole scure all’orizzonte. I dati diffusi dall’Istat sulla produzione industriale italiana ne hanno evidenziato una contrazione, calcolata su base annua, del 2,6% e, addirittura, dell’1,6% rispetto al mese di novembre. Allo stesso tempo il Fmi ha drasticamente cassato le previsioni di crescita inserite dal Mise nella finanziaria, prevedendo un incremento dell’economia tricolore non maggiore dello 0,6% per il 2019. Ma se Atene piange, Sparta sicuramente non ride. Ecco dunque che anche a livello europeo i dati cominciano a farsi preoccupanti. La contrazione della produzione industriale nell’area Euro ha raggiunto nell’ultimo anno il -3,3%, trainata negativamente dalla performance disastrosa della Germania, che registra un -1,9%. A livello mondiale i dati non promettono meglio: In Europa si prospetta un 2019 a bassa crescita, intorno all’1,6%, rispetto al 2,4% del 2018, in America altrettanto si passerà dal 3% al 2,4%. E nemmeno la Cina, il grande gigante accreditato a nuova potenza, riuscirà ad evitare il rallentamento, portando il suo Pil a crescere “soltanto” del 6%. Siamo davanti a una nuova recessione? Rispondere a questa domanda con certezza è impossibile; nessuno ancora è in grado di prevedere il futuro. Tuttavia, l’uomo di oggi è capace di influenzarne gli effetti. Consideriamo, allora, un paio di situazioni, che ci possono lasciar ben sperare in un semplice rallentamento dell’economia globale. Partiremo dalla punta della piramide, dalla quale discendono a pioggia i risvolti economici più importanti. Eccoci, quindi, alla scellerata guerra commerciale cino-americana, una follia pensata a tavolino, che sta peggiorando la situazione di entrambe le parti. Fortunatamente gli incontri tra Xi e Trump sono divenuti ormai costanti e la piega dei discorsi intavolati pare essere segnata. Si va verso una rimozione graduale dei dazi. Non meno importanti sono state le decisioni della Banca Centrale americana ed europea, che hanno rispettivamente sospeso l’innalzamento dei tassi di interesse e dichiarato che, nonostante la fine del QE, la Bce è pronta a intervenire se necessario. Basterà il sostegno di così importanti istituzioni e il rasserenamento delle relazioni tra Usa e Cina a dissipare la paura? Sicuramente basteranno, se verranno riprese le riforme, in particolare nell’Eurozona, che sono state perse per strada.